Quando sarò più grande voglio andare nelle mense a servire i poveri la notte di Capodanno @SweetGunsOMine Lenticchie...
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voglio andare nelle mense
a servire i poveri
la notte di Capodanno
@SweetGunsOMine
Lenticchie invece dei soliti fagioli, il pentolone è lo stesso e si raffredda in fretta sull'asfalto gelido e sotto un cielo da far tremare. Si balla stretti alle coperte, con i guanti di lana e i cappellini sbagliati, troppo grandi o troppo piccoli, i bicchieri di plastica in mano per il cin cin al 2015 come se la strada avesse un calendario. Si saltella, ognuno seguendo un proprio ritmo, buon anno! Che importa quale, ci sono le lenticchie, le lasagne e lo spumante, c'è la festa che hanno portato i volontari, c'è da sorridere.
Carlo Santoro sorride con loro, il primo brindisi è tra cinquanta e più clochard che vivono accanto ai portici di San Pietro, il marciapiede un letto da dividere, ogni notte è una scommessa e questa di più. Polacchi, romeni, qualche italiano. Con la moglie e i figli, Carlo festeggerà più tardi. Questo Capodanno è per lui come gli ultimi trenta, come ogni martedì dell'anno. Impiegato statale, 52 anni, due figli adolescenti, Carlo è un volontario della comunità di Sant'Egidio, da quando era studente universitario tutte le settimane porta coperte, fagioli e latte caldo a chi vive, con il freddo e con il caldo, vicino al cupolone. «Non è un sacrificio, non mi mancano la cena in famiglia e la tombolata.
Ci divertiamo lo stesso, qui». E dopo il ballo a San Pietro, si va a cercare gli altri, quelli che si nascondono e sono più a rischio. Altri 30 gruppi sono in giro per Roma, la festa dei botti è lontana. Quella di Carlo e dei volontari è domani, è ogni martedì, è ogni giorno quando li ritrovano in strada ad aspettarli, e non manca nessuno.
maria.lombardi@ilmessaggero.it Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero