«Incomprensioni caratteriali». Ci sarà scritto così nel biglietto di benservito che Virginia Raggi consegnerà presto - già a partire dalla...
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Le sue deleghe, così strategiche e delicate, saranno assorbite da Gianni Lemmetti, il titolare del Bilancio, sempre più uomo chiave del Campidoglio, dove l'altro giorno è ritornato con un trofeo non da poco: il via libera del Governo al piano di rientro. E i complimenti dei tecnici di via XX Settembre per il lavoro svolto sui conti della Capitale. «Sul bilancio, sono più rigoroso di come vesto», è stata la battuta, da vero toscanaccio, di Lemmetti durante il tavolo.
L'ADDIO
Dietro alla defenestrazione di Gennaro ci sono molte cause e nessun casus belli. Innanzitutto, l'incarico del professore associato di Finanza Aziendale all'Università Guglielmo Marconi è stato sempre definito a tempo. Nel suo caso, però, sta pagando anche lo scotto della vicinanza al suo predecessore: quel Massimo Colomban da Treviso che, da quando è uscito dalla giunta Raggi, non fa altro che cannoneggiare contro l'ex quartiere generale e il M5S (a partire da Atac). Con il ritmo di un'intervista al mese.
Questa mossa si può leggere anche al contrario: niente feeling con la sindaca Raggi, ma soprattutto l'uscita dell'assessore sarà l'occasione per far gestire il dossier Atac, la grande malata delle partecipate, proprio a Lemmetti. Che ha gestito il concordato dell'azienda dei rifiuti a Livorno. Non sono previsti strappi, particolari. La decisione è presa e sarà anche questo, almeno così si augurano in Campidoglio, un addio soft. Modello Adriano Meloni, che da lunedì lascerà al posto di assessore al Commercio a Carlo Cafarotti, mantenendo, pare, la delega al Turismo. Una pratica non molto gradita dall'arcinemico Andrea Coia, presidente della Commissione commercio, che l'altro giorno alla buvette del Campidoglio, durante il consueto aperitivo delle 17 a base di Spritz, ha più volte brindato «al mezzo assessorino al Turismo». Ruggini che capitano nel Grand Hotel Campidoglio, ormai celebre per le porte girevoli e centrifughe.
Con il salto di Gennaro, che venne nominato lo scorso ottobre al posto di Colomban, il calcolo dei rimpasti e dei decreti di nomina e di revoca di Virginia Raggi in nemmeno due anni di governo della Capitale diventa materia da astrofisici nucleari. In molti ne hanno perso il conto. I più zelanti sono arrivati con il pallottoliere a quota 18. Ma tutto può ancora succedere. Anche in maggioranza ci sono diversi bulloni da stringere. Il primo di questi è quello di Gemma Guerrini, che nessuno riesce a far dimettere da vicepresidente della Commissione cultura. Né Luca Bergamo né Raggi. Si tratta della consigliera che ha bollato come «feticismo» la rassegna di film proiettati a piazza San Cosimato, scatenando la reazione di quasi duecento artisti internazionali, tra attori e registi, premi Oscar e David di Donatello, che ne hanno chiesto le dimissioni. Inutilmente, però.
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Il Messaggero