Testaccio, violentata nella dark room di un locale notturno, trans sotto accusa

Testaccio, violentata nella dark room di un locale notturno, trans sotto accusa
​Una violenza sessuale di gruppo consumata nel cuore della movida notturna capitolina, al Testaccio, all'interno del locale "Frutta e Verdura", un club che apre...

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​Una violenza sessuale di gruppo consumata nel cuore della movida notturna capitolina, al Testaccio, all'interno del locale "Frutta e Verdura", un club che apre all'alba per ospitare chi, non volendo ancora tornare a casa dopo una lunga notte, va a ballare e intrattenersi in una delle numerose "Dark Room", sale in penombra dove è possibile avere rapporti sessuali. Secondo la procura, un transessuale e altre persone rimaste ignote, avrebbero violentato una ragazza proprio in una di quelle stanze. Per questo motivo C.N.G., ventiseienne italo argentino, rischia di essere condannato per sequestro di persona e violenza sessuale di gruppo. I fatti sarebbero avvenuti nel dicembre di tre anni fa. Marta (il nome è di fantasia) dopo aver cenato con il suo ragazzo ed un'amica, decide di andare a bere e ballare a Testaccio. Intorno alle sei e mezza del mattino volendo continuare a divertirsi arrivano al "Frutta e Verdura"




L'inganno Marta e i suoi amici entrano nel locale, bevono e scherzano con diverse persone, tra cui un transessuale che si fa chiamare Sara. Ad un certo punto Marta si alza per andare in bagno, Sara si offre di accompagnarla, le tiene la mano per non farla cadere dalle scale e la convince ad andare in un'altra stanza dove, a suo dire, ci sarebbe stato un bagno più pulito e meno affollato. Ma una volta entrata in quella stanza Marta si ritrova in una Dark Room, non vede nulla, sente solo diverse mani che la toccano, non sa quante persone ci sono con lei, prova a scappare ma Sara le impedisce di uscire. Viene afferrata con violenza e sbattuta contro un muro. La violentano in tre, forse quattro, sente solo i suoi aggressori che ridono e gridano: "Daje daje". Marta piange e supplica i suoi aggressori: "Mi state ammazzando". Poi tutte le persone escono dalla stanza. Nel frattempo l'amica di Marta, non vedendola tornare dal bagno, la cerca e la trova, sola, per terra, in una stanza buia.



La denuncia Marta non vuole dire niente al suo fidanzato ma poi il dolore la spinge a confidarsi e così insieme vanno al commissariato Celio. La ragazza non sa chi denunciare, conosce solo il volto di uno dei suoi aggressori ma sa che, magari, lei e il suo violentatore potrebbero avere qualche amico in comune. Quindi si collega a Facebook e riconosce chi l'ha violentata: C.N.G., che adesso siede nel banco degli imputati, al tribunale di Piazzale Clodio. «All'esito dell'istruttoria- ha detto Anna Lisa Montano, l'avvocato che difende l'imputato- posso dire che l'episodio è quantomeno dubbio e non risulta provata la responsabilità del mio assistito». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero