“Dal buio alla luce”, l’arte contro la violenza di genere: «La pittura può essere curativa»

In via dei Fori Imperiali oggi cinquanta artisti hanno esposto le loro opere per dire no alla violenza contro le donne

La performance di sabato (foto IOVINE/Ag. Toiati)
Una performance collettiva per dire no alla violenza sulle donne, opere esposte in strada per raccontare il passaggio “Dal buio alla luce”. Dalle 14, sabato...

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Una performance collettiva per dire no alla violenza sulle donne, opere esposte in strada per raccontare il passaggio “Dal buio alla luce”. Dalle 14, sabato pomeriggio, in via dei Fori Imperiali (accanto a piazza Venezia), cinquanta artiste e artisti hanno portato un po’ della loro anima e della voglia di riscatto in una “installazione” mobile e temporanea di arte. L’evento nasce dal convegno dal titolo, appunto, “Dal buio alla luce” che si è svolto lo scorso anno presso il Castello Savelli di Palombara Sabina organizzato dall’Associazione Nazionale Centrailsogno - Centro Antiviolenza, presieduta da Teresa Zampino. L’associazione è composta da legali, psicologhe e combatte contro la violenza di genere supportando chi ne ha bisogno attraverso l’accoglienza e l’ascolto. Dell’equipe fanno parte l’avvocato Laura Passacantilli, le psicologhe Michela Argo e Simona Orsini e l’operatrice d’ascolto Federica Massimi. 

LA LOTTA
La performance di ieri è stata curata dalle artiste Lucilla Catania, Licia Galizia, Veronica Montanino, Daniela Perego. Sono riuscite a coinvolgere decine di colleghe e colleghi presenti ieri nel Centro della città. Tra loro, anche Ak2deru, Alessio Ancillai, Paolo Angelosanto, Paolo Assenza, Ali Assaf, Bankeri, Luigi Battisti, Pino Boresta. 

TRA DOLORE E RINASCITA
Lucilla Catania, scultrice, ha esposto “Verdi foglie crescono”. «Nella mia opera dai massi crescono piantine, il mio vuole essere un messaggio di speranza per dire che la vita riprende sempre, l’arte può essere curativa». Accanto a lei Licia Galizia con il suo “Nella luce”. «La mia opera può sembrare un segno di dolore, ma è anche la rappresentazione di ciò che fiorisce e si libera leggero». Veronica Montanino mostra “Dafne”. «Apollo - dice - non c’è più, il mio quadro rappresenta la possibile metamorfosi». 
Tra le artiste Stefania Fabrizi, docente presso il liceo artistico Caravaggio. «Il mio dipinto “Tutte le rose” è un particolare di un murale che ho realizzato in un paesino del Molise dove c’è stato un femminicidio, ho voluto rappresentare delle rose sofferte...».

Molti anche gli artisti che hanno aderito all’evento che ha attratto molti curiosi. Tra loro Roberto Pietrosanti. «Mi occupo di estrazione cromatica delle opere, il dipinto di oggi fa parte di una mia mostra che ho esposto a Milano ed è dedicata alle pittrici: questa, in particolare, è per ricordare Charlotte Salomon, uccisa nei campi di concentramento, vittima dell’Olocausto. Le pittrici - ha aggiunto Pietrosanti - purtroppo sono state cancellate dalla storia». 


Massimo Ruiu ha presentato “Il trombettiere” «colui che soffia dentro uno strumento musicale per comunicare qualcosa, proprio come noi che oggi siamo qui per dire no alla violenza sulle donne». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero