Vigna sradicata di Papa Ratzinger a Castel Gandolfo: «La pianteranno altrove»

La vigna sradicata di Papa Ratzinger a Castel Gandolfo: «La pianteranno altrove»
C’era un vigneto, non era un vigneto qualunque ma ai castellani importa poco, a loro dispiace che i Papi da queste parti non si vedano più. Il caso del piccolo...

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C’era un vigneto, non era un vigneto qualunque ma ai castellani importa poco, a loro dispiace che i Papi da queste parti non si vedano più. Il caso del piccolo vitigno di Benedetto XVI sradicato all’interno dei giardini di Castel Gandolfo dove il Papa emerito amava riflettere e passeggiare li coglie impreparati. E comunque la visita - per forza -guidata non permette al pubblico di addentrarsi laggiù, verso le fattorie, dove nel 2012 su dono della Coldiretti venne realizzata “la vigna del Buon Pastore”, i filari correvano paralleli alla statua di Gesù Buon Pastore, a ricordare simbolicamente il passo del Vangelo citato da Ratzinger al momento dell’elezione: «Sono un umile operaio nella vigna del Signore».


Castel Gandolfo, sradicata la vigna voluta da Papa Benedetto La citazione evangelica
Vigna di papa Ratzinger, l'area sacrificata per un museo


La rimozione è stata letta come uno sgarbo, perché avvenuta all’indomani del caso dei due Papi sollevato dal libro del cardinale Robert Sarah, che sulla questione del celibato ha visto contrapposti Papa Francesco e Ratzinger. Nessuno strappo, a sentire il titolare del bar che sta sulla piazza, che spiega semplicemente, quasi facesse da portavoce a quanti invece sono votati al silenzio: «Le hanno spostate, le ripianteranno, sicuro, in una zona migliore. E poi quel Trebbiano non era niente di che». In pratica le avevano piantate nella zona, nascosta, defilata, in mezzo al verde, dove Benedetto XVI amava passeggiare. Una persona che lavora all’interno si lascia sfuggire: «Saranno riposizionate nella zona delle colture».

Ma non ci stavano già? Al loro posto per ora corre una stradina ma si parla di grandi lavori, top secret, forse un museo, che potrebbero coinvolgere anche l’orto e le fattorie. Intanto è rimasta solo la statua, sullo sfondo la chiesa di San Gaspare del Bufalo, nella zona dei Cappuccini di Albano, i sontuosi giardini vaticani in lontananza, siamo già a nord nella zona delle colture. I muri alti garantiscono la massima riservatezza. Il paese mormora, ma in realtà sa poco e niente. 
 
Una cosa è certa: nel 2012 l’allora direttore delle Ville Pontificie Saverio Petrillo annunciava: «Abbiamo impiantato due piccoli vitigni, uno di uva rossa e uno di uva bianca. Il Papa avrà certamente occasione di vederli, magari durante una delle sue passeggiate domenicali, solitamente più lunghe di quelle che fa nei giorni feriali che per lui, anche qui a Castello, sono comunque giorni di lavoro, di studio e di riflessione. Ho piacere di mostrarglieli perché per noi hanno assunto un simbolismo particolare. Abbiamo collocato l’impianto proprio ai piedi della statua del Buon Pastore. Cosicché qui in Villa lo abbiamo battezzato “La vigna del Buon Pastore”». Di lavoro ce n’è per i 30 giardinieri che si occupano dei giardini di Castel Gandolfo, specie da quando - nel 2013 - Papa Francesco li ha aperti al pubblico. «Lui non viene mai, Ratzinger pure si vede poco, al massimo va ad Ariccia dai gesuiti a fare i ritiri spirituali».


Pare che Ratzinger camminasse tanto e si addentrasse fino a quel punto suggestivo vicino all’eliporto, dove sorgevano i “suoi” vitigni, anche i visitatori vi passavano a fianco incuriositi. Trebbiano e Cesanese di Affile. In lontananza ragliano gli asinelli, anche loro donati alle Ville Pontificie. Loro stanno bene. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero