Vigili urbani, dopo Twitter le video-multe il comandante vuole usare telecamere I funzionari frenano: verbali senza valore

Vigili urbani, dopo Twitter le video-multe il comandante vuole usare telecamere I funzionari frenano: verbali senza valore
Decine di verbali per divieto di sosta per ora chiusi in un cassetto. Sospesi. Sono stati compilati in un’occasione speciale: durante la visita del sindaco, Ignazio Marino,...

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Decine di verbali per divieto di sosta per ora chiusi in un cassetto. Sospesi. Sono stati compilati in un’occasione speciale: durante la visita del sindaco, Ignazio Marino, alla centrale operativa della polizia municipale per la registrazione degli auguri di fine anno. È stato proprio al passaggio di Marino davanti agli schermi, accompagnato dal comandante Raffaele Clemente e dalla vice Raffaella Modafferi, che qualcuno ha ipotizzato di poter fare le multe tirando giù, dalle riprese televisive delle telecamere 45 che controllano la fluidità del traffico in città, i numeri di targa delle auto parcheggiate in divieto. Una soluzione, quella delle video-multe, che Clemente aveva promesso pochi giorni dopo la sua nomina.




Fatto sta che l’idea è piaciuta subito a Marino. Tanto che al termine della visita, un alto ufficiale ha invitato gli agenti presenti a cominciare con le sanzioni «on line», vista anche la propensione del comandante per le nuove tecnologie e il gradimento del sindaco. E così, le multe con segnalazioni via Twitter inviate dai cittadini, come aveva voluto Clemente, innescando non poche polemiche, sono solo il primo passo verso una nuova visione del lavoro del vigile urbano.



LO STOP

A fare da menagramo è stato un sottufficiale che ha replicato ai dirigenti che la cosa non si poteva fare. Non in quel modo. Le telecamere per la fluidificazione del traffico, da cui sono state prese le targhe delle auto in divieto di sosta, non registrano. Se le multe venissero spedite ai rispettivi verbalizzati, aprirebbero un fronte giuridico importante, con il rischio di una raffica di ricorsi praticamente vinti. Sulla multa infatti dovrebbe essere riportato il nome di chi ha verbalizzato e il luogo, la centrale operativa. Spetta sempre all’amministrazione, però, l’onere della prova, in questo caso il filmato, che purtroppo non esiste. L’altra opzione è di fare finta che il vigile fosse sul posto, omettendo di scrivere che si tratta di una multa fatta a video, ma ovviamente è impraticabile e scorretta, e poi nessuno dichiarerebbe il falso rischiando di essere incriminato. Così le multe sono finite chiuse a chiave.



Era accaduta una cosa simile dopo lo scandalo della vice comandante Modafferi, pizzicata e fotografata qualche settimana fa a parcheggiare l’auto privata alla fermata del bus. Lei aveva chiesto scusa, e di essere multata a tutti i costi. Ma nessun vigile, nonostante le insistenze, se l’era sentita di redigere il verbale, perché avrebbe significato commettere un reato.



LA REPLICA


«Se la prospettiva è il tele-vigile o svolgere un’attività su chiamata Twitter l’obiettivo è raggiunto, visto che ormai in strada non c’è più nessuno», critica Gabriele Di Bella della Fiadel. Gli fanno eco anche altri sindacati, come Stefano Giannini del Sulpl, e Sergio Fabrizi dell’Ospol, che hanno il dente avvelenato dopo la mancata presentazione di un programma sul riordino del Corpo. «Con un sistema così si crea un danno anche all’amministrazione - replica Fabrizi - visto il rischio di aprire molti contenziosi». «Con il tele-vigile viene meno un concetto fondamentale della nostra figura - continua Di Bella - quello della prevenzione, riducendo tutto al mero sanzionamento del cittadino. La tecnologia va bene, ma solo se esiste una base di presidio del territorio». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero