Gelati per i vigili al posto delle mazzette. E, all'occorrenza, carbonara o fettuccine. Succede a Roma centro, nel cuore della città, da Fontana di Trevi a Campo...
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Così capita che nascano delle amicizie anche tra chi, per dovere o perlomeno per decoro, dovrebbe trovarsi in certe occasione su fronti opposti, come i ristoratori e gli agenti della Polizia locale Roma Capitale.
Banda dei vigili urbani ricatta i ristoratori di Roma: «Dammi i soldi o ti multo»
IL SISTEMA
Amicizie ad alto rischio, perché se il comando dispone un controllo, il vigile amico può sentirsi in obbligo di avvertire il commerciante a lui vicino. «Stai in guardia, che tal giorno ti verranno a fare visita». Favori non da poco, quando ci sono rischi di maxi multe. Pure al rischio di finire indagati, come è capitato a tre vigili. Anche perché certe gentilezze, infatti, finiscono ricompensate.
E non importa se con bustarelle o altre regalie. Nel caso specifico mangerecce: con gelati artigianali, come una gelateria con affaccio su Fontana di Trevi o cene a quattro stelle a La Barcaccia, sul fronte Campo de' Fiori.
LE INTERCETTAZIONI
Un andazzo scoperchiato in una maxi inchiesta che avrebbe dovuto portare all'accertamento di infiltrazioni della Ndrangheta tra le strade del centro. Vengono monitorate decine di attività. Disposte intercettazioni, pedinamenti. Ma almeno in questo filone non emerge nessuna ombra di organizzazioni calabresi.
Gli inquirenti si ritrovano a fare solo una scoperta: dei vigili urbani infedeli fanno soffiate sui controlli. Accontentandosi poi di piccole ricompense. Sono queste le accuse che hanno appena portato a processo, chi per rivelazione di segreto d'ufficio e chi per corruzione, tre vigili del I Gruppo.
Se Franco C., si limita per tre volte nel 2013 a segnalare «a un imprenditore della ristorazione e della ricezione turistica» come scrive il pubblico ministero, senza ricevere nulla in cambio, macchiandosi solo di rivelazione di segreto d'ufficio, due colleghi, nello stesso periodo, la ricompensa se la prendono e in versione gastronomica, ritrovandosi così accusati di corruzione assieme a chi li ha rifocillati.
Fabio C., contesta la procura, «col pagamento di una cena, alla Barcaccia, e con la promessa di altre due», e Alessandro E. con «gelati» a volontà. Il vigile goloso più che di rivelare dritte al gelataio evitava proprio di fare i controlli. L'imputato, riporta la contestazione, «per porre specifici atti contrari ai doveri del suo ufficio, consistenti nell'omettere di effettuare i controlli nella gelateria in piazza Trevi riceveva dal gestore consumazioni e la dazione di 200 euro prelevate in parte dalla gelateria e in parte dal Numbs bar & restaurant di piazza di Spagna».
L'avvocato Michele Gentiloni Silveri, che assiste uno dei tre agenti, fiducioso, spiega: «Siamo convinti di poter spiegare la posizione alla Corte».
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Il Messaggero