Ostia, i vigili Brunetti e Mancini raccontano 40 anni di storia

Ostia, i vigili Brunetti e Mancini raccontano 40 anni di storia
Dopo 40 anni di impegno, tra disciplina del traffico, lotta all’abusivismo e controllo amministrativo, lasciano il servizio a Ostia due caposaldi della polizia Municipale. I...

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Dopo 40 anni di impegno, tra disciplina del traffico, lotta all’abusivismo e controllo amministrativo, lasciano il servizio a Ostia due caposaldi della polizia Municipale. I vicecomandanti del gruppo Roma X Mare, Giovanni Mancini e Carlo Brunetti, da oggi sono in pensione. La città, gli operatori economici e le cariche del municipio si sono stretti con gratitudine intorno a loro, ringraziandoli per l’impegno espresso nel lungo periodo, così carico di cambiamenti e complessità.




La loro esperienza è ricca di aneddoti e curiosità, oltre che di attivismo per affrontare le mille difficoltà di un quadrante di Roma in enorme espansione demografica e di funzione alla Capitale. Alle prese con il pendolarismo balneare in estate e quello lavorativo invernale, con una delle zone più affollate di abusivismo commerciale ed edilizio, con un’infinità di manifestazioni sportive e turistiche, Mancini e Brunetti per quarant’anni hanno gestito la situazione con grande abnegazione, anche in presenza di una cronica carenza di organico.



Assunto nel 1974 come motociclista, Carlo Brunetti ha molti ricordi della sua lunga carriera ma quello più simpatico è legato al giorno d’esordio. «Da Roma dovevo raggiungere il comando di Ostia per presentarmi al comandante Pallotta – racconta sorridendo – Però quel primo giorno di moto caddi, facendo danni al veicolo oltre che una brutta figura. Così quando raggiunsi Pallotta questo mi disse "e tu saresti il motociclista? Ma fammi il piacere ragazzi", riporta ‘a motocicletta a papà”.



Per Giovanni Mancini, in servizio dal 1976, importanti trascorsi calcistici giovanili, tanti aneddoti ma su tutti primeggia quello del bambino che, “dimenticato” dei genitori a scuola, doveva essere accompagnato a casa con la pattuglia. «Ci ha fatto girare tutto il pomeriggio per Ostia facendoci andare prima in un posto, poi in un altro e in un altro ancora. Alla fine si è capito che aveva fatto finta di dimenticare dove abitasse per godere dell’uso della macchina con i colori d’istituto». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero