Vigili assenti a Capodanno, colpo di spugna della Procura: solo in 26 verso il processo

Vigili assenti a Capodanno, colpo di spugna della Procura: solo in 26 verso il processo
Colpo di spugna della Procura nell'affaire Capodanno, lo sciopero in massa dei vigili urbani che, nel 2015, hanno lasciato le strade di Roma praticamente deserte. I pm Nicola...

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Colpo di spugna della Procura nell'affaire Capodanno, lo sciopero in massa dei vigili urbani che, nel 2015, hanno lasciato le strade di Roma praticamente deserte. I pm Nicola Maiorano e Stefano Fava tirano le fila dell'inchiesta e ridimensionano i numeri. Nell'informativa conclusiva dei carabinieri di piazzale Clodio, erano ipotizzati reati a carico di 149 persone. Ora, però, a indagine conclusa, solo 84 persone rischiano il processo. I vigili indagati sono solo 26, e di questi solamente in 7, in caso di condanna, potrebbero rischiare il licenziamento. In un anno, i militari hanno passato al setaccio la posizione di 894 agenti e hanno verificato 641 certificati ambigui, 106 autorizzazioni e 80 attestazioni di avvenuta donazione del sangue. I pm, però, hanno ravvisato reati solo a carico di pochi caschi bianchi.


LEGGE BRUNETTA
I sette che rischiano l'allontanamento sono accusati di concorso in falso e truffa. La Procura contesta anche la legge Brunetta, quella sui cosiddetti fannulloni, che prevede il licenziamento dei dipendenti che si assentano fornendo giustificazioni non veritiere. I pizzardoni in questione, per disertare il turno, avrebbero presentato al comando dei certificati medici fasulli, realizzati da dottori compiacenti che, come loro, rischiano ora il processo e pure la radiazione dall'albo. I firmatari dei referti incriminati, avrebbero compilato i documenti senza aver visitato i pazienti, realizzando diagnosi a distanza. Nei loro confronti la Procura ha firmato un avviso di conclusione delle indagini. Altri 18 vigili sono invece accusati di interruzione di pubblico servizio e rifiuto di adempiere a una richiesta dell'autorità competente: nonostante avessero dato la propria disponibilità a lavorare, una volta chiamati a pattugliare le strade si sarebbero resi irreperibili. Sono già stati condannati a pagare 4 mila euro di multa.
 

IL FALSO
Un altro casco bianco, inoltre, è stato rinviato a giudizio per falso. Dovrà difendersi dalla contestazione di avere realizzato di proprio pugno un referto taroccato, in modo da costruirsi un alibi per l'assenza ingiustificata. Un paio di giorni prima di Capodanno era andato in ospedale e aveva chiesto di poter donare il sangue. I dottori, però, lo avevano rispedito a casa, perché aveva un problema cardiaco incompatibile con il prelievo. Non contento, l'agente aveva riempito autonomamente un referto in cui dichiarava di essere stato sottoposto alla procedura. Si era regalato anche qualche giorno di prognosi: a suo dire, il medico di turno gli aveva consigliato di stare a riposo proprio tra il 29 dicembre e il primo gennaio. Per i 19 vigili accusati di istigazione a delinquere e tentata interruzione di pubblico servizio, perché sospettati di aver veicolato attraverso i social network uno sciopero bianco non autorizzato incitando i colleghi a disertare il turno, la Procura ha avanzato richiesta di archiviazione. Sul punto le indagini sono infatti arrivate a una fase di stallo: i pm, attraverso una rogatoria, hanno chiesto ai gestori dei siti internet - come Facebook - di fornire i codici per analizzare gli scambi di messaggi tra gli indagati, ma non hanno mai ricevuto risposta.

I CODICI

Quelli che rischiano di arrivare sul banco degli imputati in massa sono i medici coinvolti nella vicenda. Oltre ai 7 accusati di truffa e falso, ce ne sono altri 51 che potrebbero finire a processo o essere sanzionati. Nei confronti di 26 professionisti i pubblici ministeri hanno formulato una richiesta di rinvio a giudizio per accesso abusivo al sistema informatico e sostituzione di persona. Per gli inquirenti, avrebbero compilato i referti sfruttando i codici telematici - e quindi le credenziali - di alcuni colleghi che erano in ferie e che stavano sostituendo. Anche i 25 professionisti titolari che hanno fornito le password per collegarsi al database del loro ambulatorio sono nei guai: rischiano una sanzione di tipo amministrativo per aver violato la legge sulla privacy. La Procura ha infatti disposto la trasmissione degli atti al Garante.

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Il Messaggero