Vietata la cava di Ciampino, storica palestra degli arrampicatori romani

Arrampicata nella cava di Ciampino
L’arrampicata romana va in zona rossa, e rischia di rimanerci per un bel po’. Le palestre di scalata indoor, come tutte le altre, hanno dovuto chiudere a seguito del...

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L’arrampicata romana va in zona rossa, e rischia di rimanerci per un bel po’. Le palestre di scalata indoor, come tutte le altre, hanno dovuto chiudere a seguito del Dpcm del 25 ottobre. Giovedì scorso, i frequentatori della cava abbandonata di Ciampino si sono trovati davanti a una brutta sorpresa.

I varchi che danno tradizionalmente accesso alla cava erano stati chiusi con nastri, e con cartelli di proprietà privata. Nella zona era in corso la potatura dei pini, e qualcuno ha pensato a un divieto di accesso temporanea. La proprietà, invece, ha confermato che la chiusura è a tempo indeterminato.

La cava di Ciampino, accanto all’incrocio tra Via del Fioranello e la Via Appia Antica, e a un chilometro in linea d’aria dall’aeroporto, è all’interno della Tenuta di Fiorano, di proprietà dei principi Boncompagni Ludovisi.

 

Negli anni Settanta, dopo essere stata dismessa, la parete è stata scoperta come luogo di arrampicata dal fuoriclasse Pierluigi Bini e dai suoi amici. Più tardi, con lo sviluppo dell’arrampicata sportiva, questo muro naturale alto una quindicina di metri è diventato molto frequentato.

Da qualche anno, i frequentatori abituali del sito si occupano dell’attrezzatura delle vie, e quindi della sicurezza, del taglio dei rovi e della pulizia del sito. Il risultato è un luogo di arrampicata accogliente e sicuro, che nei fine-settimana viene frequentato da decine di appassionati. Tra loro, sono sempre più numerose le famiglie con bambini che muovono i primi passi sulla roccia.

Lo status giuridico della zona, però, non è cambiato negli anni, e la Tenuta di Fiorano ha semplicemente tollerato l’afflusso. A complicare la situazione sono anche le persone che lasciano abusivamente spazzatura, o compiono altri illeciti.

Nelle prossime settimane, è possibile che si apra un confronto tra la proprietà dell’area e il mondo dell’arrampicata, rappresentato in primo luogo dal Club Alpino Italiano. La partecipazione alla trattativa del Parco Regionale dell’Appia Antica, che non ha avuto alcun ruolo nella chiusura, potrebbe aiutare a trovare una soluzione.

La cava, opportunamente sistemata, potrebbe diventare un piccolo gioiello, all’interno di uno dei Parchi più affascinanti del mondo, che è percorso da migliaia di appassionati della bici, delle camminate e del jogging. Nei prossimi giorni, però, finché il Lazio resterà in zona gialla, gli arrampicatori romani dovranno scegliere delle mete diverse, da Guadagnolo a Supino, e da Ripa Majala a Sperlonga.

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Il Messaggero