OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Più di 10 motorini sono andati in fiamme lo scorso venerdì 7 ottobre davanti l’uscita laterale della stazione Termini che porta su via Marsala, la via che costeggia Castro Pretorio dove sono presenti bar, taxi, uffici e negozi.
A provocare l’esplosione, un mozzicone di sigaretta gettato a terra sotto uno dei motorini parcheggiati, che a detta proprio dei commercianti perdeva probabilmente benzina o olio. È bastata una fiammata a incendiare anche gli altri veicoli vicini e a far evacuare tutta la zona davanti l’Hotel Siracusa, vicino lo storico Caffè Trombetta.
Roma, panni stesi sulle transenne a Termini: benvenuti nella Capitale
Rifiuti a Roma, incendi e proteste: prime disdette negli hotel. «Turisti in calo del 30%»
Di quel pomeriggio nero, che ha innescato la paura generale e un’aria irrespirabile, sono rimasti però ora oltre ai danni ai veicoli, per fortuna non gravi a persone, i resti di un marciapiede che rischia di rimanere così ancora per molto tempo. La zona transennata dal nastro arancione e quello giallo della Polizia di Roma Capitale è già «una discarica a cielo aperto» con i resti dei motorini, la cenere tossica e i primi rifiuti, tra cui bottiglie di plastica e pacchetti di sigarette. Ad aggiungersi a questo, anche la carreggiata più vicina ai negozi bloccata dai nastri, è diventata subito preda di parcheggi temporanei, tra il caos del traffico di punta e i continui clacson.
Uno scenario, lamentano commercianti e lavoratori della zona, che non fa molto onore alla Capitale, in particolare proprio la stazione Termini che è per molti il biglietto da visita della città. La speranza è quella di una pronta rimozione dei residui, non solo per chi al momento è costretto a prendere un caffè in compagnia della cenere, ma anche per riaprire la carreggiata e tornare a far scorrere velocemente il traffico. Senza attendere, però, che arrivi la prima pioggia a spargere tutto via.
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero