Non è cinese, non c'è solo a Roma e non è letale: le leggende sulla "vespa orientalis"

La "vespa orientalis": non è cinese, non c'è solo a Roma e non è letale
La protagonista di questa fine estate è la vespa orientalis, tutti ne parlano, ognuno ha il suo aneddoto da riferire, chi ha trovato un nido nel salotto di casa, chi...

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La protagonista di questa fine estate è la vespa orientalis, tutti ne parlano, ognuno ha il suo aneddoto da riferire, chi ha trovato un nido nel salotto di casa, chi è stato attaccato mentre dormiva. Dai tanti discorsi che mescolano esperienze personali, racconti di amici degli amici e notizie raccolte sui social, si ricava il seguente, inquietante ritratto: la vespa asiatica è una nuova specie arrivata appunto dall’Asia, un insetto gigantesco, che prospera nella Capitale perché trova tanti rifiuti, che si nutre di carne ed è pericolosissimo.

Però se chiediamo a un esperto - lo zoologo Nicola Bressi - ci spiega che la vespa orientalis potrebbe non essere “asiatica”, perché il nome le fu dato da un entomologo danese del 700 e chissà cosa intendeva per orientale; non è una specie nuova, anzi nel Sud Italia esiste da qualche secolo; non è gigantesca, o meglio è più grande di una vespa comune, ma più piccola di un calabrone; non prolifera solo a Roma, ma anche in tante pulitissime città italiane ed estere; è vero che mangia carne, ma anche frutta e dolci; la sua puntura è in effetti molto dolorosa, ma non più velenosa di quella di un calabrone, ed è pericolosa solo per le persone allergiche, tanto è vero che nei pronto soccorso delle città dove è più diffusa non si è rilevato un aumento di casi.

 

Eppure chi la incontra è terrorizzato, pensa che sia arrivata dalla Cina e dà la colpa al Comune che non raccoglie la monnezza. C’è molta differenza tra la vespa reale e quella percepita.
 

pietro.piovani@ilmessaggero.it

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Il Messaggero