Velletri, commercialista ucciso: pena dimezzata

La protesta ieri dei familiari in tribunale
Pena dimezzata in appello per l'albanese Lorenc Prifti, condannato a 16 anni 8 mesi per l'omicidio di Francesco Maria Pennacchi, il commercialista di 32 anni accoltellato...

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Pena dimezzata in appello per l'albanese Lorenc Prifti, condannato a 16 anni 8 mesi per l'omicidio di Francesco Maria Pennacchi, il commercialista di 32 anni accoltellato al torace mentre usciva dal suo studio di Velletri la notte tra il 26 ed il 27 novembre del 2015. 

Una sentenza choc per i familiari della vittima che dal mattino presto erano in presidio in via Romei, davanti alla Corte d'Assise d'Appello di Roma, chiedendo a gran voce che non venisse riconosciuta alcuna attenuante a Prifti. Lo scorso novembre, è stato condannato in primo grado con rito abbreviato a 30 anni per omicidio volontario aggravato dai futili motivi.

Il pm Giuseppina Corinaldesi, in primo grado, aveva chiesto l'ergastolo per l'assassino di Pennacchi senza il beneficio degli sconti dell'abbreviato. Giulia Bongiorno, avvocato della madre di Francesco Pennacchi, aveva chiesto anche l'aggravante della premeditazione, il dolo intenzionale volontario. Oggi, i giudici d'appello hanno ridotto notevolmente la pena.


Il palazzo in via dei Volsci 71, a Velletri, è stato teatro di un omicidio efferato: quella sera il commercialista arriva in ufficio verso le 23 con due suoi amici. Prifti rientra intorno alle 23,30, passa davanti la porta dell'ufficio e sente dei rumori come già li aveva sentiti altre volte. Forse sono proprio quei rumori ad aver fatto scattare qualcosa. Prifti entra in casa sua, prende dalla cucina un coltello lungo 35 cm, aspetta che Francesco e i suoi amici escano dallo studio e poi gli infligge una coltellata alla parte destra del petto, lo trapassa fino alla schiena e gli recide l'arteria polmonare. L'assassino si dà alla fuga, butta il coltello, chiama il cognato e aspetta i carabinieri. Oggi la condanna in appello - 16 anni e 8 mesi - che secondo i familiari «non rende giustizia» a una giovane vita spezzata. L'Unione Nazionale Vittime si è stretta alla madre Isabella, al fratello Roberto e a Pamela, la fidanzata di Pennacchi. Alla lettura della sentenza familiari e amici sono scoppiati in lacrime.
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Il Messaggero