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Nessuno l’ha più vista dal tre aprile scorso, giorno dell’ultima “preghiera in collina”. Gisella Cardia - all’anagrafe Maria Giuseppa Scarpulla - è scomparsa da Trevignano o, almeno, così sembra. Della donna che sulle rive del lago di Bracciano ha portato il “culto” di una madonnina che piange sangue non si sa più nulla da una settimana. Una delle persone che fa parte del direttivo dell’associazione “La regina del rosario” spiega: «il marito Gianni l’aveva detto che l’avrebbe portata via dopo tutto il clamore che c’è stato, e così ha fatto». Forse la coppia, che a Trevignano arrivò nel 2016, potrebbe aver fatto ritorno in Sicilia (la Cardia è originaria di Caltanissetta) oppure si potrebbe esser rifugiata da parenti ad Angri, la piccola cittadina nel salernitano che ha dato i Natali al marito ma c’è anche chi dice che abbiano lasciato il Paese alla volta della Romania dove l’uomo avrebbe dei parenti. Di certo la donna della “Madonnina” che piange sangue (anche se questo risulterebbe essere di maiale) è sparita e il mistero che la riguarda si infittisce. In suo ultimo messaggio pubblico avrebbe previsto l’arrivo della «guerra in Italia» poi il silenzio.
Madonna di Trevignano, l'esposto
Formalmente dopo l’esposto sporto ai carabinieri da un sedicente investigatore privato - tale Andrea Cacciotti - per conto di alcune persone che avrebbero devoluto all’associazione 123 mila euro lasciando intendere di essere state poi raggirate, la Procura di Civitavecchia (competente per territorio) non ha ancora ufficialmente aperto alcun fascicolo.
L'arrivo
Dal 2017 almeno la Scarpulla entrata in sordina nella comunità del piccolo Comune sul lago, ha allargato il suo giro arrivando infine ad organizzare dei raduni grazie anche alla generosità di un associato che le ha messo nelle mani un terreno vero e proprio senza dunque dover richiedere all’amministrazione né alle forze dell’ordine alcun tipo di autorizzazione. Sul sito dell’associazione si leggono testimonianze di uomini e donne che nella Cardia e nelle sue parole (stigmate presunte comprese) hanno creduto. Sono testimonianze per lo più anonime o con soli nomi di battesimo. Difficile stabilirne la veridicità, di certo ora il sospetto è che dietro l’associazione si nasconda una gigantesca truffa. I militari dell’Arma dei carabinieri sono a lavoro.
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Il Messaggero