Varianti Covid, allerta voli a Roma: «Arrivi da Londra rischio falsi negativi»

«Ancora troppi positivi sui voli dall’Inghilterra e quello che ci preoccupa è che nell’ultima settimana erano tutti asintomatici». Il responsabile...

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«Ancora troppi positivi sui voli dall’Inghilterra e quello che ci preoccupa è che nell’ultima settimana erano tutti asintomatici». Il responsabile medico del centro Covid dell’aeroporto di Fiumicino, Fabrizio Rossi, traccia così un primo bilancio. Mentre a Roma, l’allerta per la variante inglese si è trasformata in emergenza con i casi che si moltiplicano. Intanto nelle scuole romane è emergenza: ieri ha chiuso la Cerboni, è il sesto istituto in tre giorni.

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L’ordine resta quello di sottoporre a tampone rapido tutti i passeggeri che atterrano e di inviare i campioni dei positivi - e dei casi sospetti- nel laboratorio di virologia dello Spallanzani. L’unico in grado di sequenziare Variant of Concern, classificata come VOC 202012/01. 

Secondo gli ultimi dati registrati al Leonardo da Vinci di Fiumicino dunque, quasi il 2% dei viaggiatori atterrati da Londra nell’ultima settimana è risultato positivo e asintomatico. Solo nei prossimi giorni arriverà la conferma per la positività alla mutazione: «Se consideriamo che si tratta di persone che all’imbarco erano negative, si tratta di una percentuale altissima» precisa il responsabile. Intanto lo screening prosegue su tutti i viaggiatori in arrivo. Ancora ieri la macchina dei controlli era pronta a partire per l’ultimo volo atteso per le 17 da Londra. 

I VOLI DALL’AUSTRIA
Ma la falla nel sistema dei controlli tra Italia e Inghilterra, sarebbe proprio oltre Manica. 
«I passeggeri che qui sono risultati positivi - sottolinea il dottor Rossi- ci hanno mostrato il referto del test che avevano fatto il giorno prima di imbarcarsi da Londra: in tutti i casi si trattava di tamponi “fai da te”. Ecco perché i risultati sono falsati. Non è certo la prima volta che segnaliamo come quel genere di tampone non si efficace se non eseguito correttamente. Ma quello che stiamo notando - precisa - è che si tratta di casi asintomatici che hanno viaggiato nello stesso aereo con altre persone». 

Già a dicembre, proprio dall’aeroporto romano, era scattato il primo allarme per i passeggeri che arrivavano dall’Inghilterra positivi al Covid, ma con il foglio di un tampone negativo. E il rischio di aver fatto “viaggiare” anche la variante che intanto è stata registrata per la prima volta a Roma lo scorso 29 gennaio. I controlli sono diventati sempre più serrati soprattutto nelle scuole romane. Dove sono emersi poi i primi casi di VOC 202012/01. Prima all’Istituto comprensivo di Lunghezza, Villaggio Prenestino, quindi alla Carotenuto di Acilia e alla scuola del quartiere Africano, la Ferrini Sinopoli. 

«Siamo in una fase molto delicata, il tracciamento per la mutazione del virus inizia di fatto nello scalo romano. L’allerta è altissima e ci stiamo già coordinando per avviare la procedura analoga anche per i voli dall’Austria». 
In questo caso però, almeno per il momento, il tampone è solo su base volontaria. Con la ricerca allargata anche alla variante sudafricana. Che come quella inglese, contiene la mutazione N 501Y sulla proteina spike del Coronavirus. E come per l’inglese, anche l’africana ha un tasso di contagiosità due volte superiore al Covid- 19.

LA VARIANTE “N 501 Y”
Le prime misure di contenimento per la mutazione africana che è in rapida salita in Austria sono scattate la scorsa settimana: il ministero della Salute il 14 febbraio ha infatti firmato una nuova ordinanza che introduce test e isolamento per i viaggiatori provenienti dall’Austria. 
Tuttavia: «In aeroporto il tampone è ancora su base volontaria quindi il nostro compito per ora è quello di invitare chi atterra dall’Austria a sottoporsi al test». 


I campioni positivi vengono quindi inviati ai laboratori per essere sequenziati in cerca della corrispondenza: «Sono ancora pochissimi gli esami che inviamo dai passeggeri austriaci con la preoccupazione che la nuova mutazione sia già nella Capitale» conclude il responsabile del centro Covid aeroportuale. 
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Il Messaggero