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Striscioni, cori e fuochi d’artificio: circa 1.200, i partecipanti che ieri pomeriggio hanno preso parte al corteo in ricordo di Valerio Verbano, lo studente 19enne del Liceo Archimede ucciso il 22 febbraio di 44 anni nel suo appartamento di via Monte Bianco 114, al Tufello, dove viveva insieme alla mamma Carla e al papà Sardo. Un caso avvolto nel mistero: quella mattina tre sicari con volto coperto citofonarono nell’abitazione della famiglia Verbano. «Amici di Valerio», le loro parole. In realtà fu una trappola: i genitori vennero immobilizzati, legati e imbavagliati nella camera da letto. Gli assassini attesero il rientro a casa del giovane attivista di Autonomia Operaia: la colluttazione in cui Valerio riuscì a disarmare uno degli aggressori ed infine il colpo di pistola che raggiunse lo studento alle spalle, uccidendolo.
Nel corso della manifestazione, tra le vie del Tufello e di Città Giardino, diversi studenti hanno sfilato con le bandiere della Palestina, accompagnati dalla colonna sonora della canzona di Ghali “Casa Mia”. Attimi di tensione in via Monte Bianco dove un gruppo di manifestanti ha bruciato un manichino di legno di Giorgia Meloni. Le immagini sono ora al vaglio degli inquirenti.
«Ero presente il giorno dell'omicidio di Valerio Verbano - racconta un manifestante - ed c'ero anche alla prima manifestazione. E' importante ogni anno ritrovarsi e ribadire che siamo da quella parte. La lotta di Valerio Verbano è anche la nostra e continueremo a combattere soprattutto per quello sta accadendo in questi giorni: dalle stragi connesse al lavoro al genocidio sionista».
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