Vaccino Lazio, buchi nel sistema prenotazioni: restano fuori anche i malati oncologici

Vaccino Lazio, buchi nel sistema prenotazioni: restano fuori anche i malati oncologici
Ultrasessantenni e settantenni che non sanno quando avranno il vaccino. Pazienti affetti da patologie tumorali che provano a prenotare la loro dose e scoprono che non rientrano...

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Ultrasessantenni e settantenni che non sanno quando avranno il vaccino. Pazienti affetti da patologie tumorali che provano a prenotare la loro dose e scoprono che non rientrano tra le categorie di fragili che possono ricevere prima il farmaco. Rispetto al resto del Paese, il Lazio si mostra all’avanguardia per numero di inoculazioni (oltre 489mila a ieri), ma nel caos della campagna vaccinale c’è un buco di quasi un milione di persone che non sa non neppure quando potrà prenotare la dose.

Vaccino Lazio, quasi un milione di persone non sa quando riceverà la dose

IL REGINA ELENA E GLI IFO

Gli ultimi a segnalare criticità sono i malati di tumori. Nel Lazio sono circa 350mila. Grazie alla battaglia del professor Francesco Cognetti, presidente della Foce e direttore del dipartimento di Oncologia medica dell’Ifo Regina Elena, la Regione ha acconsentito a vaccinare subito 15mila pazienti (il 4%) che, viste le cure in atto come le chemioterapie, sono più a rischio di altri in caso di Covid per le basse difese immunitarie. Saranno chiamati dagli ospedali dove vengono seguiti per ottenere la prima dose con Pfizer o Moderna. Alcune strutture come il Regina Elena hanno già iniziato. Ma gli altri dovranno attendere i tempi del calendario vaccinale ed essere “immunizzati” in base all’età. Perché tra le patologie per rientrare tra i “critici” scelte dal ministero e ottenere prima il vaccino non ci sono i tumori.

 

 
Vaccinazioni per fasce demografiche
Infogram

 

Racconta al riguardo Mario: «Ho passato tutta la serata per prenotarmi al portale della Regione e non riuscivo a capacitarmi perché con l’esenzione “048” (quella per i tumori) la procedura si bloccasse. Anche chi come noi ha rallentato o sconfitto la malattie, fa terapie di mantenimento che devono essere sospese per il vaccino, quindi ci vuole tempo per organizzarsi. Senza contare che siamo più fragili». Più in generale c’è un buco nero di 860mila laziali, tra i 66 e i 79 anni che vive nell’incertezza: troppo vecchi per AstraZeneca (il limite è 65 anni), troppo giovani per essere chiamati per le inoculazioni con Pfizer e Moderna, al momento destinati a 80enni e malati fragili.

LE PRENOTAZIONI

Da ieri possono fissare un appuntamento i cittadini tra i 78 e i 79 anni dal portale della Regione o al centralino creato ad hoc e forse si dovranno aspettare un’altra settimana o dieci giorni quelli che hanno 77 e 76 anni. Ma quando saranno chiamati per la prima dose (Pfizer e Moderna ne impongono due) ancora nessuno lo sa. La Regione è convinta di poter vaccinare un’intera classe anagrafica in due settimane. E in teoria, con gli 80enni (ne mancano 300mila) già prenotati che dovrebbero terminare ad aprile, i nati del 42 o nel 43 potrebbero essere chiamati verso maggio. Ma il condizionale è d’obbligo, visti i ritardi nelle consegne finora registrate, certezze non ce ne sono.

E questo aspetto mette a rischio anche i malati cronici tra i 66 e i 79 anni, che possono chiedere l’anticipo della vaccinazione. Come spiegano dalla Regione, soltanto se Aifa autorizzerà il farmaco prodotto da Johnson&Johnson e acconsentirà di inoculare AstraZeneca in una sola dose e agli over65, le cose potrebbero cambiare. Senza intoppi e con J&J il Lazio potrebbe ritrovarsi nel secondo trimestre con quasi 2 milioni di fiale nel secondo trimestre, in grado di permettere l’immunizzazione di almeno un milione e mezzo di persone». E con forniture certe anche prenotarsi sarà più facile. 

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Il Messaggero