Vaccino, iniezioni al cinema e nelle palestre: Asl romane a caccia di spazi

Il vaccino si prende il palco: in senso letterale. I teatri col sipario calato a causa della pandemia, così come i cinema rimasti da mesi senza spettatori, potrebbero...

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Il vaccino si prende il palco: in senso letterale. I teatri col sipario calato a causa della pandemia, così come i cinema rimasti da mesi senza spettatori, potrebbero essere riconvertiti in centri vaccinali. Le Asl romane sono a caccia di spazi per realizzare nuovi punti di somministrazione delle dosi Pfizer e Moderna (si spera presto anche AstraZeneca), centri indispensabili quando la campagna di vaccinazione, finora destinata a sanitari e anziani ospiti delle Rsa, diventerà “di massa”. I dirigenti dei vari distretti hanno già iniziato i sopralluoghi. E in tempi pandemici tocca fare di necessità virtù, industriandosi anche con la fantasia: le vie abituali, anche a livello logistico, non bastano. 

A ridosso del vaccine-day del 27 dicembre nel Lazio sono stati allestiti 20 hub per iniettare il siero anti-Covid, quasi sempre ospedali o simili. Ma non saranno sufficienti quando il numero di dosi da inoculare si moltiplicherà con l’arrivo delle nuove, più massicce forniture. Ergo, servono altri posti dove indirizzare medici e infermieri vaccinatori, non necessariamente in ambienti para-sanitari. 

«Per la campagna “di massa” pensiamo anche alle palestre inutilizzate, a cinema e teatri che oggi sono chiusi per via dell’emergenza», spiega Antonio Miglietta, il direttore del Sisp (Servizio di Igiene e Sanità Pubblica) dell’Asl Roma 2. Nei paesi nordici è già successo: «Hanno riconvertito molti luoghi, come dire, inusuali. Anche noi non possiamo pensare solo alle postazioni classiche. La campagna sarà lunga e bisogna mettere in campo tutte le risorse disponibili». L’unico limite? Le regole di sicurezza: «I sopralluoghi servono a capire se gli spazi sono abbastanza arieggiati, se sono adeguati a garantire il distanziamento, i flussi di entrata e di uscita, ma anche dove posizionare i frigo». I super-congelatori a -70 gradi delle dosi Pfizer. 

L’Asl Roma 4 è pronta a sfruttare le caserme. «Abbiamo chiesto una mano alle forze armate», racconta la direttrice del Sisp locale, Simona Urso. Dovrebbe essere arruolata alla causa la “Cosenz” di Bracciano, sede degli artiglieri. Si studiano anche altre soluzioni, come la riconversione dei drive-in, gli spiazzi dei tamponi già gestiti dalle Asl. Il flusso dei pazienti potrebbe essere spacchettato in due: da una parte la fila per l’antigenico e il molecolare, dall’altra quella per le iniezioni del siero anti-virus, sempre a debita distanza.

LE SALE DA BALLO


Anche le discoteche, con le porte sbarrate da 11 mesi, si sono fatte avanti, chiedendo di essere sfruttate per i vaccini. Il Silb, il sindacato delle imprese dei locali da ballo, ha annunciato una lettera all’assessorato alla Sanità. «I nostri soci sono d’accordo - ha spiegato Antonio Flamini, il presidente romano dell’organizzazione - siamo pronti a mettere a disposizione gli spazi e il personale di giorno, ma volendo pure di notte». Iniezioni non solo sul palco dei teatri, quindi, ma magari anche sulle piste dance, sotto le strobosfere che forse, se la vaccinazione correrà davvero, riprenderanno a turbinare prima del previsto.
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Il Messaggero