Vaccino Lazio: falsi “vulnerabili” per evitare AstraZeneca. Medici nel mirino

Roma, vaccini: falsi “vulnerabili” per evitare AstraZeneca
Dopo la psicosi, i certificati fasulli. Per schivare la dose di AstraZeneca, vaccino autorizzato e iper-verificato dall’Aifa e dall’Ema, c’è chi ha...

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Dopo la psicosi, i certificati fasulli. Per schivare la dose di AstraZeneca, vaccino autorizzato e iper-verificato dall’Aifa e dall’Ema, c’è chi ha inventato addirittura di essere «estremamente vulnerabile», presentandosi al centro dell’Asl col referto firmato dal medico di famiglia e chiedendo di avere Pfizer o Moderna. Peccato appunto che la «fragilità grave», talmente grave da giustificare il cambio del tipo di farmaco, fosse inventata. Hanno scoperto il trucco i sanitari delle Asl: finora sono stati accertati già 30 casi nel Lazio, 15 solo alla Nuvola, il centro congressi diventato il principale hub di somministrazione dell’azienda sanitaria Roma 2. Azienda che ora ha deciso di vederci chiaro, avviando controlli sugli attestati timbrati dai dottori.

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Le esenzioni

Dopo il balletto sul limite d’età (prima fissato a 65 anni, poi sdoganato per tutti), per il siero prodotto dal colosso anglo-svedese AstraZeneca non ci sono quasi più limiti. A parte alcune patologie davvero gravi, una lista corta. Per esempio: non basta essere cardiopatici, bisogna avere uno «scompenso cardiaco in classe avanzata» oppure essere pazienti «post shock cardiogeno» per essere vaccinati obbligatoriamente con Pfizer o Moderna. Altro caso: non è sufficiente essere in sovrappeso, AstraZeneca non va iniettato soltanto agli obesi gravi, col «BMI», l’indice della massa corporea, superiore a 35. Vale a dire il livello di un uomo alto un metro e 80 che pesa oltre 115 chili.

Qualche dottore però è stato di manica larga. Al punto di scrivere sul certificato che il mutuato da vaccinare, con la prenotazione per AstraZeneca già in tasca, era talmente «vulnerabile» da dover ricevere un siero diverso. Il raggiro, almeno in una trentina di casi, è stato scoperto dai medici dei centri vaccinali. Per i quali cambiare il tipo di dose all’ultimo minuto non è facile: alcuni hub infatti sono attrezzati per somministrare soltanto AstraZeneca, altri inoculano solo Pfizer o Moderna. Cambiare in corsa quindi rischia di stravolgere la programmazione, già resa precaria dall’arrivo a singhiozzo delle fiale nei super-congelatori. Il rischio è che, con una boccetta già aperta, la dose possa andare sprecata. Ecco perché l’Asl Roma 2, dove si è verificato il maggior numero di casi finora, sta indagando sui certificati. Per accertare le responsabilità dei dottori che li hanno firmati.

«Negli ambulatori di base c’è molta pressione ultimamente», racconta Antonio Magi, presidente dell’Ordine dei medici di Roma. Gli strascichi della querelle su AstraZeneca, del tutto infondata a livello scientifico, si vedono ancora. Nonostante tutte le agenzie di controllo, sia quella europea che quella italiana, abbiano confermato la sicurezza e l’efficacia dell’antidoto. «Trattare con le persone non è sempre facile - dice Magi - molti pazienti sono ancora spaventati, senza motivo. C’è chi si presenta negli studi. Magari hanno anche patologie, ma lievi, non tali da giustificare il cambio di farmaco. Non basta essere malati: se ti presenti all’hub della Asl ingessato per una frattura, non è che puoi definirti “fragile”». Per il capo dell’Ordine ora deve passare un concetto: «Il tipo di vaccino non si può scegliere, anche se perfino le Asl e le farmacie stanno litigando per contendersi le fiale di Johnson & Johnson. Ma in questa fase dobbiamo vaccinare il prima possibile tutti, con le dosi che ci sono. È l’unico modo per ridurre la circolazione del virus».

 

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Il Messaggero