Vaccini obbligatori a scuola, a Roma sfila il corteo Free vax: «No a coercizione»

Con magliette bianche e al grido 'libertà' il popolo dei 'free vax' è sceso in piazza a Roma contro il decreto che ha introdotto l'obbligo di 12...

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Con magliette bianche e al grido 'libertà' il popolo dei 'free vax' è sceso in piazza a Roma contro il decreto che ha introdotto l'obbligo di 12 vaccinazioni per la frequenza scolastica. La manifestazione nazionale è stata indetta dal Coordinamento nazionale per la libertà di scelta. Il corteo è partito da Bocca della Verità e ha sfilato per le strade del centro storico per poi ritornare al punto di partenza. 

A partecipare rappresentanti di associazioni, medici, avvocati, giovani coppie, genitori, ragazzi e anche bambini in carrozzina. «Siamo oltre 10mila» hanno detto i manifestanti durante il corteo. I partecipanti sono arrivati con pullman da tutta Italia, come Lorenzo, partito da Rimini con moglie e figli.

«Ho deciso di essere qui oggi per testimoniare che c'è una fetta di popolazione che nutre un forte dissenso contro il decreto - racconta Lorenzo, tra i rappresentanti di Comilva (Coordinamento del movimento italiano per la libertà delle vaccinazioni) - Ci hanno imposto di scegliere tra la salute e l'istruzione minacciandoci con delle multe salate se non dovessimo vaccinare i nostri figli. La palese incostituzionalità delle misure contenute nel decreto e l'assenza di situazioni contingenti di emergenza epidemiologica rendono inaccettabile la decisione adottata dal governo e fortemente voluta dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin».

Tantissime le giovani coppie che si sono unite alla 'marcià. «Abbiamo sempre votato per partiti di sinistra - raccontano Marco e Giulia - Non è una questione politica. È che diciamo no alle imposizioni sulla pelle dei nostri figli e alle minacce a suon di multe. Vogliamo decidere noi della salute dei nostri figli. Ci sembra sacrosanto. Non ci sono, inoltre, reali epidemie che giustifichino il passaggio da 4 a 12 vaccini obbligatori, se non diventano ancora di più alla luce delle ultime dichiarazioni del ministro Lorenzin».
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Il Messaggero