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I vaccini (anche) per i turisti? La reciprocità con le altre Regioni? Il Lazio, adesso, frena. Anzi, l’orientamento sembra opposto da quello auspicato dal commissario Figliuolo e dal governo: che, cioè, la questione delle “seconde dosi in vacanza” possa essere demandata ai territori, con accordi locali più o meno estesi. Una specie di “do ut des” vaccinale, al quale – però – il Lazio intende sottrarsi. «Ne possiamo ragionare per 48 ore – dice, con una buona dose di scetticismo l’assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amato – ma credo sia una cosa impossibile da realizzare».
Intanto, rispetto a buona parte delle altre regioni, c’è un motivo pratico. Nel Lazio, e a Roma, arrivano turisti da tutte le parti d’Italia (senza contare l’Europa e il resto del mondo...). Così come è vero che, i romani, quando si spostano per le ferie, vanno un po’ ovunque. In alcune zone, ovviamente, c’è maggiore densità – vedi la Sardegna, ad esempio – in altre magari meno. Ma mete turistiche per i romani sono anche la Toscana, il Salento, l’Alto Adige, la Campania, la Liguria, eccetera. Per cui, è il ragionamento dalla parti di via Cristoforo Colombo, «dovremmo fare un accordo specifico con quasi tutte le altre Regioni italiane”. Complicato, onestamente.
IL PRECEDENTE
Ma a pesare sulla frenata del Lazio non c’è soltanto questo.
LE DATE
Oggi si apriranno le prenotazioni per gli under 30 (prima fascia dai 39 ai 34 anni, poi l’8 giugno tocca ai 34-30enni e così via a seguire sempre nel mese di giugno), ieri sono state riaperte le prenotazioni “last minute” per l’open week over 18 (con AstraZeneca) negli hub dell’Eur, all’Acea, a Termini e a Ostia, le somministrazioni hanno superato quota 3,6 milioni, un adulto su due ha ricevuto almeno una dose e uno su quattro ha già completato il percorso vaccinale. Di più: dalla settimana prossima, anche chi avrà fatto “solo” la prima dose potrà scaricare il pass vaccinale che servirà poi per poter viaggiare.
Sui vaccini ai turisti la posizione del Lazio, portata anche ai tavoli di discussione, era un’altra. Che si aprisse una sorta di “riserva nazionale” di vaccini, con delle dosi in più che potessero essere messe a disposizione delle regioni proprio per gli “scambi”. Un sistema da gestire con una piattaforma nazionale, senza demandarlo agli accordi singoli (e complicati) tra i territori. Ma dal governo si è scelta un’altra strada. E il Lazio, come il celebre scrivano Bartleby raccontato da Melville, ha risposto «preferisco di no».
Il Messaggero