Presititi con interessi di oltre il 40 per cento mensile e chi non pagava veniva preso a bastonate. Così la famiglia Romagnoli faceva i suoi affari prestando soldi,...
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Riciclaggio e spaccio: gli "affari" delle famiglie di 'ndrangheta entrate nella Capitale
L’operatività dei Gallace, come locale di ‘ndrangheta in provincia di Roma, è stata giudizialmente sancita dalla Corte di Appello di Roma che con la sentenza del giugno 2018 ha confermato e inasprito le condanne per associazione mafiosa comminate in primo grado dal Tribunale di Velletri a diversi esponenti della cosca. Proprio il legame tra i Gallace e i Romagnoli sarebbe stato talvolta rimarcato da Umberto Romagnoli per dare maggiore forza intimidatoria alle proprie minacce. I sodali imponevano pagamenti settimanali per il rientro del debito, applicando tassi di interesse pari al 40% mensile per prestiti fino a 5.000 euro. Oltre tale importo si “accontentavano” del 10% mensile, ma, in questo caso, il pagamento era a capitale fermo, in quanto le rate non decurtavano il capitale iniziale. Una vittima, ad esempio, per un prestito di 80.000 euro, è stata costretta a pagare 8.000 euro al mese senza che l’importo iniziale venisse ridotto nel tempo. Per estinguere il debito, infatti, l’usurato era tenuto a corrispondere l’intera somma presa a prestito più una rata.
In caso di due ritardi nei pagamenti, poi, venivano applicate multe fino all’intero importo della rata non corrisposta. La perfetta sinergia tra il personale della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza ha permesso di smantellare definitivamente l’agguerrito sodalizio, liberando dal giogo dell’usura molte famiglie della Capitale, dove operavano, in prevalenza, i tre soggetti arrestati.
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Il Messaggero