Al San Camillo gentilezza commovente da parte di tutti, medici e infermieri, anche il ragazzo delle pulizie jo-vanna Mi hanno...
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jo-vanna
Mi hanno curata con il sorriso e voglio ringraziarli tutti, medici e infermieri, è stata un’esperienza bellissima, pur nel dolore. Non si può immaginare quanto contano per un malato il sorriso, il buon umore, la parola di incoraggiamento, la battuta. Ti fanno sentire meno malato. In Germania, dove sono nata, sono sicura che non avrei mai avuto un trattamento così, almeno non dal punto di vista psicologico. Voglio raccontare la mia storia di paziente nel reparto di oncologia al policlinico Umberto I perché di Roma si parla sempre male. E se accadono delle cose belle bisogna raccontare anche queste. Ho 75 anni, vivo da tanti anni in Italia. A ottobre mi è stato diagnosticato un tumore al seno al centro Palazzo Baleani.
Il reparto di oncologia dell’Umberto I, dove sono stata ricoverata, sembra una clinica svizzera, l’hanno rinnovato. Peccato che quando esci negli altri corridoi è come trovarsi in un ospedale inglese del Settecento. Ho le vene tedesche, strette, dicevo all’infermiera. Tesorino, stai tranquilla, facciamo noi, mi rassicurava lei. Ho incontrato solo persone di straordinaria gentilezza e professionalità. Medici (dalla professoressa Basile alla dottoressa Meggiorini) e infermieri. Mi sono sentita in famiglia, coccolata. I parenti dei malati non capiscono cosa può fare un sorriso e stanno lì intorno al letto tristi e depressi, ti fanno sentire ancora più malato. Anche in ospedale bisogna guardare fuori dalla finestra, dalla mia vedevo il sole e un pino». Lei è Marion, lotta ancora. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero