Viveva la sorella «come una carnefice». E quando ha deciso di disobbedire alla «sua prevaricazione sadica» è ricorso «alla...
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RITO ABBREVIATO
Tanto più che il fratricida, difeso dall'avvocato Gaetano Scalise, ha scelto il rito abbreviato, che comunque, gli garantisce uno sconto della pena. Alla consulenza della difesa redatta dallo psichiatra forense Stefano Ferracuti, che escludeva la capacità di volere dell'imputato («A suo modo Diotallevi ha vissuto l'omicidio come ribellione di vittima contro il carnefice»), ieri, si è aggiunta la perizia dello psicoterapeuta Andrea Balbi, secondo il quale l'imputato ha agito in un momento di «collasso» mentale vissuto come reazione verso l'aggressore. Al momento del fatto quindi «la sua capacità di intendere e di volere era fortemente scemata». L'informatico, affetto da un disturbo dipendente di personalità, aveva solo un punto di autostima, l'essere un buon padre. E quando la sorella gli avrebbe ordinato di disobbedire a una richiesta di aiuto del figlio (accudire il suo gatto) ha prevalso la rivalsa omicida. Eppure il pm Marcello Cascini ritiene che il delitto sia stato pianificato. Nei giorni precedenti Diotallevi ha consultato il web per vedere come si seziona un cadavere. E dopo l'omicidio ha verniciato i resti di blu, nella speranza di far scambiare la vittima per un manichino. Da qui le accuse di omicidio premeditato, occultamento e il vilipendio di cadavere. La donna era stata stordita con un pugno, strangolata con una cintura e smembrata con due seghe e un coltello da macellaio. A lanciare l'allarme una rom che rovistando in un cassonetto, di viale Pilsudski, ha trovato una gamba. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero