Brasiliana uccisa a Roma, l'italiano fermato confessa

L'avrebbe uccisa per un bacio. Con una «violenza efferata», una «condotta odiosa». Un delitto «commesso con modalità talmente cruente da...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
L'avrebbe uccisa per un bacio. Con una «violenza efferata», una «condotta odiosa». Un delitto «commesso con modalità talmente cruente da risultare detestabile sia alla collettività sia al suo autore». Aldobrando Papi, fermato ieri per omicidio volontario aggravato, è accusato di aver ucciso la clochard brasiliana Norma Maria Moreira da Silva in un sottopasso nel centro di Roma, colpendola «sulla testa e sul torace», fracassandole il cranio «per futili motivi».

 
Gli stessi che l'indagato ha raccontato ieri alla pm Silvia Santucci: ha respinto quella donna «che pretendeva di baciarmi», si legge nel decreto di fermo disposto dalla procura. Ora, Papi è a Regina Coeli in attesa dell'interrogatorio di convalida. Agli inquirenti ha detto di aver colpito Norma Maria e di averla fatta cadere. Ha negato di averla vista morire e di aver visto del sangue, ritrattando una precedente confessione.

LE RICERCHE
Sono stati i clochard che vivevano con la donna nel sottovia Ignazio Guidi a fare il nome dell'indagato, soprannominato «Il mostro»: hanno raccontato alla Squadra Mobile che i due si frequentavano e che la notte dell'omicidio, tra domenica e lunedì, erano insieme.

È mezzanotte e mezza del 15 novembre quando Papi viene sentito in Questura. Racconta di conoscere la vittima da due anni e di averla incontrata la sera prima in stazione. Dice di averla seguita nel sottopasso per avere un rapporto sessuale, «anche se era malata». Poi, confessa: «Ha iniziato a spogliarsi, era ubriaca, mi ha baciato e questo mi ha infastidito, ho iniziato a colpirla con violenza sulla testa, tanto che è cominciato a uscire del sangue e poi è caduta». Il clochard indagato. All'arrivo del pm e dell'avvocato però, ritratta, si avvale della facoltà di non rispondere e resta libero. Il primo verbale non è utilizzabile. Papi vive per strada nei pressi del Palalottomatica. Lì vicino, in piazza Nervi, gli inquirenti trovano i vestiti indossati la notte dell'omicidio e che l'uomo aveva tentato di fare sparire: pantaloni verdi, boxer grigi, calzini blu.

Ieri, la svolta: il clochard si costituisce. Alle 11 si presenta in procura con l'avvocato e risponde al pm. Conferma le dichiarazioni già rese, con qualche variazione. Racconta di aver rifiutato la donna e di aver litigato con lei. Dice di essere stato colpito al volto, ma ammette di aver picchiato la vittima e indica la tempia destra, nel punto in cui il cranio di Norma era fracassato. Sostiene di averla vista cadere, ma ritratta su un dettaglio: nega la presenza di sangue. Dice agli inquirenti di non aver mai «colpito la donna con un bastone», nonostante nessuno glielo abbia chiesto. Ammette poi di essersi liberato dei vestiti, perché temeva «la galera».

IL CARCERE

Dopo l'interrogatorio, scattano le manette: Papi è a Regina Coeli. Per la procura, gli indizi a suo carico sono «gravi», si legge nel decreto. C'è «pericolo di fuga, visto che è senza fissa dimora». Il magistrato sottolinea anche che il fatto, «caratterizzato da una forte riprovazione sociale, è stato commesso con modalità talmente violente da risultare detestabile». A carico di Papi risultano solo piccoli precedenti, ma nessun episodio cruento. Circostanza che fa pensare che «l'estemporaneità di tanta efferata violenza oltre a non escluderne la ripetibilità, rende ancora più imprevedibile la reazione dell'indagato». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero