Fra le persone finite in manette ieri mattina per la gestione illegale delle case popolari al Tufello ma anche accusate di spaccio, tentato omicidio ed estorsione,...
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Solo un anno dopo, gli investigatori della polizia, riescono a delineare il quadro completo del delitto. I poliziotti capiscono il movente, legato all’ambiente dello spaccio, ma soprattutto trovano la prova ”regina” per incastrare gli autori. Finiscono così in manette Gianluca D’Ascenzo e Massimo Tata considerato l’autore materiale del delitto. Sarà un collaboratore attiguo alla banda della Magliana a dare le informazioni giuste sull’esecuzione. Scattano alcune intercettazioni che rivelano come Tata e D’Ascenzo siano proprio loro gli assassini e quindi escono di scena alcuni sospettati. Addirittura durante un’intercettazione ambientale Gianluca D’Ascenzo si autoaccusa del delitto con un amico e tira in ballo Massimo Tata. I due, una volta portati in Questura, confessano i dettagli dell’omicidio. A ”er marziano” viene tesa una trappola: la proposta di una passeggiata con la sua autovettura per parlare di un lavoro. Il passeggero che occupa il sedile posteriore estrae di nascosto un taglierino con il quale taglia la gola al guidatore che muore dissanguato in pochi secondi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero