Roma, racket delle occupazioni al Tufello, tra gli arrestati c'è D'Ascenzo: nel '93 fu autore di una spietata esecuzione

Roma, racket delle occupazioni al Tufello, tra gli arrestati c'è D'Ascenzo: nel '93 fu autore di una spietata esecuzione
Fra le persone finite in manette ieri mattina per la gestione illegale delle case popolari al Tufello ma anche accusate di spaccio, tentato omicidio ed estorsione,...

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Fra le persone finite in manette ieri mattina per la gestione illegale delle case popolari al Tufello ma anche accusate di spaccio, tentato omicidio ed estorsione, c’è Gianluca D’Ascenzo: un macabro protagonista, insieme ad un complice, di un omicidio che fece scalpore nella cronaca nera romana del 1993. Gianluca D’Ascenzo per questo omicidio ha scontato 16 anni in carcere e poi è tornato in libertà anche grazie all’indulto. Era la sera del primo aprile del ’93 quando, su un tratto di via della Marcigliana, periferia del Nomentano, fu trovato cadavere sul sedile di guida della sua auto Stefano Bellardini, soprannominato ”er marziano” con la gola squarciata da una lama affilata. Fu la sezione Omicidi della Mobile, allora diretta dall’attuale questore di Firenze Alberto Intini, a svolgere le indagini che da subito si rivelarono complicate per un clima di omertà intorno allo spietato omicidio.


Solo un anno dopo, gli investigatori della polizia, riescono a delineare il quadro completo del delitto. I poliziotti capiscono il movente, legato all’ambiente dello spaccio, ma soprattutto trovano la prova ”regina” per incastrare gli autori. Finiscono così in manette Gianluca D’Ascenzo e Massimo Tata considerato l’autore materiale del delitto. Sarà un collaboratore attiguo alla banda della Magliana a dare le informazioni giuste sull’esecuzione. Scattano alcune intercettazioni che rivelano come Tata e D’Ascenzo siano proprio loro gli assassini e quindi escono di scena alcuni sospettati. Addirittura durante un’intercettazione ambientale Gianluca D’Ascenzo si autoaccusa del delitto con un amico e tira in ballo Massimo Tata. I due, una volta portati in Questura, confessano i dettagli dell’omicidio. A ”er marziano” viene tesa una trappola: la proposta di una passeggiata con la sua autovettura per parlare di un lavoro. Il passeggero che occupa il sedile posteriore estrae di nascosto un taglierino con il quale taglia la gola al guidatore che muore dissanguato in pochi secondi.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero