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LA RICOSTRUZIONE
Ma andiamo con ordine. Gli investigatori sono arrivati al "vaso di Pandora" della truffa assicurativa partendo da un'indagine per stupefacenti sul tabaccaio. Costui avrebbe impiegato denaro illecito nell'acquisto di automobili parzialmente danneggiate, da utilizzare nelle truffe assicurative con la collaborazione di persone disponibili a mettersi in tasca qualche soldo o che dovevano pagare debiti di droga.
Con i documenti raccolti si rivolgevano quindi a un'avvocatessa di Colleferro, che si occupava di attivare le pratiche per ottenere il risarcimento dei danni dalle compagnie assicurative. La "filiera" comprendeva anche un carrozziere compiacente di Segni. Quando arrivavano gli assegni delle assicurazioni, le finte vittime degli incidenti li portavano all'incasso, prelevavano il contante, trattenevano una parte e il resto lo portavano all'avvocatessa e al commerciante ideatore del "carosello". Con quei soldi quest'ultimo avrebbe anche acquistato parte di un impianto sportivo, intestandolo a una società la cui amministratrice è risultata la moglie di un agente di polizia in servizio in un commissariato romano. Intercettazioni, interrogatori e ammissioni dell'avvocatessa, del carrozziere e di alcune finte vittime dei sinistri stradali, avrebbero portato gli investigatori di Colleferro, coordinati dal sostituto procuratore Ambrogio Cassiani, a ricostruire il tutto.
FILE SOSPETTI
Una funzione chiave nel chiarire i passaggi dell'attività l'avrebbe svolta l'analisi del computer della professionista, F.G., che si occupava delle richieste di risarcimento. Nel suo pc, che la donna aveva affidato a una collega, i poliziotti avrebbero trovato tutte le pratiche sospette. Tra quei file gli investigatori hanno individuato decine di falsi incidenti, che hanno già portato a delle condanne. Alla fine del mese scorso, infatti, una ventina di persone hanno patteggiato per alcuni dei fatti contestati. Tra loro ci sono le due avvocatesse di Colleferro, il titolare della carrozzeria di Segni e diverse false vittime di incidenti stradali, che hanno ammesso gli addebiti e accettato pene dagli otto mesi ai due anni, a seconda dei casi. E ieri è arrivata l'esecuzione dell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Velletri. Negli interrogatori dei prossimi giorni, gli indagati potranno spiegare al giudice la loro versione dei fatti.Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero