Lo travolge con l'auto e scappa. Poi ritorna a piedi e si finge soccorritore. Il grande bluff è stato scoperto dagli investigatori grazie ai sistemi di...
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Il 16 agosto, in zona Casal Bruciato, Bruno Paonessa, 71 anni, esce di casa e si dirige verso il supermercato. Attraversa le strisce e viene travolto da una Volvo. L'auto lo sbalza in aria, lui ricade a terra. È ancora vigile, dolorante. In quel momento nessuno assiste alla scena. L'investitore, Patrizio D'Arpino pregiudicato di 36 anni, pigia l'acceleratore e si dilegua. Fa un breve giro. Poi forse un ripensamento. Il botto è stato forte. Decide di fare dietrofront, sfila accanto all'uomo ancora riverso sull'asfalto. Poi si infila in un posteggio, vicino al luogo in cui è avvenuto l'incidente. Parcheggia la Volvo in un garage. Non sa cosa fare, vede una sedia e la prende. Questa volta a piedi, correndo a perdifiato, si dirige dall'anziano. In un paio di minuti è lì. La vittima si è trascinata dolorante verso il ciglio della strada. Ci sono altre persone vicino al pensionato. In molti gli chiedono: «Come sta?». Il più premuroso è proprio D'Arpino, li porge la sedia e Paonessa si siede.
L'uomo sta male, troppo. Viene chiamata un'ambulanza, il pensionato è trasportato in codice rosso all'ospedale Pertini. Durante il tragitto farfuglia qualche cosa. Spiega, infatti, a chi lo soccorre, che quel giovanotto che gli ha offerto la sedia è la stessa persona che forse lo ha investito. Un mese dopo il 71enne muore. I camici bianchi hanno provato a strapparlo alla morte, ma non c'è stato niente da fare. Le indagini già avviate dopo l'investimento subiscono perciò un'accelerata.
Il caso è nelle mani di Stefano Napoli, vice comandante del corpo gruppo sicurezza sociale urbana della polizia municipale. Gli investigatori acquisiscono le immagini di zona. Sequestrano i video di diversi negozi che si affacciano su quel tratto di strada. Infine il puzzle si compone. Gli agenti piombano a casa di D'Arpino. L'uomo, con diversi precedenti alle spalle, si sente braccato. Alla fine perciò decide di costituirsi. Va in commissariato. L'accusa è di omicidio stradale e di fuga del conducente. Il fascicolo è nelle mani del pm Gennaro Varone. Nel frattempo gli inquirenti scoprono dell'altro. L'auto non era di sua proprietà, ma di un altro pregiudicato. Inoltre la Volvo non aveva alcuna copertura assicurativa. Una beffa in più per i parenti del 71enne. Non potranno più riabbracciarlo caro né avere un risarcimento economico per l'incalcolabile perdita subita.
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Il Messaggero