Uno scavo arrivato ad una profondità di otto metri dal livello stradale, e una storia inedita che si riscrive strato dopo strato. Trastevere si racconta nella vertigine di...
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Ed è sempre nelle fasi di scavo più profondo che per la prima volta sono stati identificati i resti di due edifici monumentali della grande conceria di Settimio Severo, il famoso impianto artigianale di proprietà statale voluto dall'imperatore per la lavorazione delle pelli al servizio principalmente dell'esercito, noto dalle fonti come i Coraria Septimiana, risalente al III secolo d.C. Un lavoro durato quattro anni (si è scavato sotto e intorno a Palazzo Leonori), portato avanti dall'archeologa Daniela Rossi e dalla sua équipe della Soprintendenza statale (formata da ceramologi, numismatici, antropologi, archeozoologi, restauratori, chimici e biologi), e che solo oggi rende noto il tesoro del sottosuolo.
LE PROVE ARCHEOLOGICHE
Partiamo dal Campus Iudeorum, noto solo sulle cartografie, e oggi dotato di prove archeologiche. «Le sepolture erano quasi tutte prive di oggetti di corredo, così come previsto dal rito ebraico - racconta Daniela Rossi - e l'unica epigrafe rinvenuta in ebraico, frammentaria, proviene da uno strato di obliterazione del sepolcreto: ciò senza dubbio fu il risultato anche dei decreti emanati da papa Urbano VIII Barberini nell'ottobre del 1625, che vietavano di apporre lapidi sulle sepolture degli Ebrei nello Stato Pontificio e imponevano di rimuovere e distruggere quelle esistenti». Trastevere era il quartiere ebraico per eccellenza. Qui le sepolture compaiono dal 1363 nello Statuto cittadino e durano fino alla metà del 600, quando la Compagnia della Morte ottiene l'area sulle pendici dell'Aventino. «Tra i 38 scheletri abbiamo constatato la predominanza di uomini adulti rispetto alle donne, e pochissimi bambini rispetto alla percentuale di minori riscontrati nelle necropoli romane di questo periodo», spiega l'archeologa Marzia Di Mento. «Dalle analisi autoptiche - continua Di Mento - emergono condizioni igienico-sanitarie molto critiche, segno che fosse una popolazione sofferente, con un'alimentazione incompleta e carente di proteine». In origine, i corpi erano stati deposti in casse di legno, testimoniate dal rinvenimento di chiodi e frammenti lignei.
LE SORPRESE
Non sono mancate le sorprese: due scheletri di donne hanno svelato anellini d'oro alle dita, mentre un uomo è stato sepolto con una bilancia di ferro: «Forse ad evocarne un'attività commerciale in vita, oppure simbolo di un uomo giusto», riflette Daniela Rossi. Quanto ai Coraria di Settimio Severo, tanti sono stati i dettagli sorprendenti: «Abbiamo identificato residui della calce utilizzata per i bagni in cui venivano immerse le pelli da trattare - avverte Rossi - oggetti metallici e frammenti delle anfore utilizzate per il trasporto dell'allume, il minerale impiegato per la concia vera e propria, oltre a numerosi frammenti di ossa animali». Il bello dell'operazione è che avrà anche la sua vetrina per il pubblico (su richiesta): il cortile museo, illuminato da un lucernaio, svelerà reperti e pannelli didattici. Tra le opere, un mosaico, e una bizzarra impronta di piedi (forse l'insegna di un calzolaio o un ex-voto).
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Il Messaggero