«Non ci sono fiori a Roma, solo buche». @Violamart Il primo problema è proprio questo: a Roma,...
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@Violamart
Il primo problema è proprio questo: a Roma, città rinsecchita, il numero dei fiori non basta a coprire l’infinita prateria delle buche stradali. Però, sarebbe bello poter importare l’idea che ha avuto un artista americano del Michigan. Il quale sta trasformando le buche della sua città - che comunque sono delle piccole crepe quasi tenere, degli spiraglietti appena percettibili e non micidiali come i nostri baratri - in fioriere eleganti e fiabesche. Ma a Roma questa lodevole iniziativa, faunistico-urbanistica, civico-vegetale, rischierebbe di essere problematica. Il fioraio fa la cresta sulle margherite e su tutto il resto («Mica me posso ‘mpezzentì»), e così riempire voragini da tre metri per metri, e uno e mezzo di profondità, potrebbe costare un capitale. L’automobilista t’investe, invece di essere solidale nella comune sventura di essere quiriti, mentre stai piantando i fiorellini: «A deficiente, e spostate, nooo?!?!».
Il pizzardone, se ancora esiste, ti fa una multa per occupazione del suolo pubblico. I passanti ti sbeffeggiano: «Anvedi che matto....». I residenti della zona d’offendono: «La buca è mia e me la gestisco». Gli ex sessantottini, ce ne sono ancora, colgono l’occasione non per aiutarti ma per ricordare inutilmente i loro vecchi slogan da ragazzi contro la guerra in Vietnam: «Mettete i fiori nei vostri cannoni». Invece sarebbe molto meglio mettere i fiori nei fori ma per riuscirci tocca emigrare, zompettando tra una buca e l’altra, fin nel lontano Michigan.
mario.ajello@ilmessaggero.it Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero