Roma, sulla sedia a rotelle la donna trascinata da vagone della metro: «Ora voglio giustizia»

Non ricorda nulla di quel giorno, il 12 luglio scorso, ma chiede giustizia Natalya Garcovic, la bielorussa rimasta gravemente ferita dopo essere stata trascinata da un convoglio...

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Non ricorda nulla di quel giorno, il 12 luglio scorso, ma chiede giustizia Natalya Garcovic, la bielorussa rimasta gravemente ferita dopo essere stata trascinata da un convoglio della metropolitana a Roma, intrappolata nelle porte chiuse. L'intervista alla vittima dell'incidente è un'esclusiva del Tg2 in onda stasera nell'edizione delle 20.30 e anticipata con un comunicato. «Del 12 luglio non ricordo nulla - dice la donna, 43 anni, in Italia da uno -. Stavo salendo sul treno a Termini. Ricordo solo che si chiudevano le porte e poi nulla». Non vuole farsi vedere

in volto per le ferite riportate. «Sto male, il bacino è rotto, non posso camminare», dice. Garcovic ha anche un polmone perforato e fratture alla mandibola, non sa se tornerà a camminare o resterà sulla sedia a rotelle.

È distrutta psicologicamente, ma dice «io voglio giustizia». La sorella Olga ricostruisce l'incidente. Natalya arriva con le borse della spesa, nel vagone di testa il macchinista sta mangiando e chiude le porte. «Non riuscendo a liberare la sua mano è stata trascinata lungo tutta la banchina per più di 100 metri - dice Olga Garcovic - ed è stata sbattuta con il viso su un segnale. Poi lei è caduta nel tunnel». «La colpa di questo terribile incidente è ovviamente del macchinista che faceva il suo lavoro - aggiunge - stava mangiando e mangiando non guardava nello specchio che la persona era incastrata. È una colpa molto grave». Sotto accusa anche i treni vecchi della metro, il freno di emergenza che non ha funzionato, il sistema di allarme che non ha rilevato che la porta non si era chiusa del tutto, secondo il Tg2. «Poteva capitare a tutti - dice la sorella di Natalya -. Io prendo la metro tutti i giorni, e vedo che la gente sale, esce, cerca di salire mentre il treno si chiudono le porte.... per fortuna è salita sull'ultimo vagone. Per questo è rimasta viva. Se non era l'ultimo... non voglio neanche pensare». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero