L'immagine di una persona semi nuda che si lava alla fontanella di via San Nicola de' Cesarini nell'area pedonale di Torre Argentina è solo una delle tante...
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LA RABBIA
«Sono anni che conviviamo con una situazione di pericolo e degrado sotto le nostre finestre - raccontano commercianti e residenti - drogati, ubriachi, sbandati è un continuo». Eppure, Largo di Torre Argentina è stato teatro di un fondamentale avvenimento della storia antica: «L'assassinio di Giulio Cesare (anche se la tomba e il Tempio del Divo Giulio si trovano nel Foro Romano). Ma oggi in pochi lo sanno. Non c'è nulla a ricordarlo». L'area resta inaccessibile, le visite un'eterna promessa. «Stessa situazione - spiega Marco Lepre, residente e commerciante, titolare di una delle aziende più antiche di tessuti della zona - per l'apertura e l'utilizzo della Torre del Papito, luogo di raccolta di vagabondi, alcolizzati e bagno pubblico a cielo aperto». E aggiunge: «Sono decenni che chiediamo un intervento risolutivo sullo stato di abbandono di uno dei luoghi più importanti di Roma. Ma il risultato è sempre lo stesso: una piazza trasformata in latrina. C'è chi si fa la doccia alla fontanella, chi sistema i sacchi a pelo tra le colonne, chi lava e stende i panni in bella mostra. Per non parlare poi degli abusivi. Purtroppo il bando che consentiva a privati di ripristinare la Torre e renderla fruibile è stato eliminato e così andiamo avanti nello sconforto più totale».
Risultato: intorno all'Area Sacra - scoperta durante le demolizioni del 1926 è una piazza lastricata con quattro templi indicati da lettere dell'alfabeto - c'è solo tanta desolazione. «Abbiamo presentato qualcosa come trecento denunce - conclude Lepre - per chiedere che la zona sia protetta e sorvegliata, ma sono finite nel dimenticatoio». «Chiediamo che si proceda in tempi rapidi e mediante bando pubblico all'assegnazione della Torre del Papito e dell'area archeologica - spiega Andrea De Priamo consigliere comunale e vicepresidente dell'Assemblea capitolina - per restituire la bellezza e il decoro urbano che merita questa parte della città».
elena.panarella@ilmessaggero.it
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Il Messaggero