Una bravata. Forse la voglia di sentirsi un criminale in fuga, di emulare gli eroi negativi della mala che ormai inzeppano le fiction tv. Per poi raccontare agli amici: vedete, li...
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VITA NEL CORTILE
Mamma Barbara e papà Pietro ora sono disperati, si sono chiusi in casa. Pietro l'altra sera in pronto soccorso aveva gli occhi consumati dalle lacrime: «Non si può morire per una patente». Manuel era già stato fermato senza patente, era stato anche segnalato per resistenza a pubblico ufficiale. Mamma e papà aspettano il via libera dal magistrato per organizzare il funerale al più piccolo dei loro tre figli, forse per mercoledì. Sulla piazzetta la vita scorre grigia come sempre. «Serve niente?», si avvicina un ragazzo con cappuccio della tuta calato sulla testa. «Niente grazie». Un amico di Manuel racconta: «Lui era tanto timido, non usciva quasi mai. Stava tutto il tempo a giocare alla Xbox. Boh, non so se avesse sogni o progetti per il futuro. Voleva vive però». «Per farlo venire alla festa di una nostra amica una decina di giorni fa, abbiamo dovuto convincerlo», aggiunge un'amichetta. E poi: «Mi sa che gli mancava solo una prova per avere la patente, se avesse aspettato». Qualcuno va giù duro: «Qui i poliziotti che vengono sono sempre gli stessi, Manuel lo conoscevano, sapevano chi era. C'era bisogno di mettersi a inseguirlo? Sapevano dove trovarlo. La droga? No, Manuel non aveva niente e non gli hanno trovato niente addosso».
I MURALES
«Il ricordo è la forza del nostro domani... ciao Tiziano e Patrizio»: lo striscione con i colori biancocelesti dà il benvenuto al R4. Sul cavalcavia di via di via Amico Aspertini campeggia un altro cartello: «Ciao frate'». E poi i murales disseminati per il quartiere. «Vedrai che presto ce ne sarà uno anche per Manuel. Qui i ragazzi muoiono giovani, se ne sono andati in tanti. Li vedi crescere nei cortili, poi salire sui primi motorini, poi le macchine e corrono. Quanti incidenti, quante vite strappate», dice un uomo stretto nel suo giubbotto di pelle scura.
Via Cambellotti, chiesa di Santa Maria Madre del Redentore. «Il parroco non sapeva di quell'incidente, per questo a messa non ne abbiamo parlato. No quella famiglia non la ricordo», spiega un sacerdote. Una signora si avvicina: «La vita non risparmia nulla ai ragazzi del nostro quartiere, ma se si inculca loro che le guardie sono infami e basta, chissà che può scattare allora nelle loro teste. Ne piangeremo altri».
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Il Messaggero