Punto di svolta per la produzione del pizzutello, nuove viti e nuovi riconoscimenti stanno arrivano in soccorso dell’uva tipica di Tivoli. Arrivata con gli Estensi, la...
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Il trend è già in crescita, dai circa 10 quintali prodotti nel 2017 si è passati ai 13-15 del 2018. Questo 2019 la produzione sarebbe stata anche superiore se non fosse stato per il maltempo che ha rovinato il raccolto. Le previsioni sono di arrivare a 30 quintali entro il 2021. Uno dei due riconoscimenti in ballo, intanto, è proprio il Presidio Slow food e per riuscire a ottenerlo i produttori devono aderire ad una Comunità con indicazioni ben precise, tra cui quella di mettere a dimora nuove viti. Un lungo progetto le cui fondamenta sono state messe nella Sagra del Pizzutello del 2017 e con l’avvio della collaborazione tra Aiapp Lams, Associazione italiana di Architettura del Paesaggio, e Slow food Tivoli e Valle dell’Aniene.
«Vogliamo far conoscere il pizzutello di Tivoli - hanno spiegato i promotori -, attivando anche percorsi e itinerari turistici, didattici, archeologici, all’insegna del turismo sostenibile». Tra gli obiettivi posti come fondamenta della Comunità e, quindi, del Presidio, non c’è solo l’aumento della produzione ma anche «la valorizzazione del paesaggio - prosegue Gabriella Cinelli, Slow food Tivoli -. Con la rinascita delle pergole, e in sintonia con la Convenzione Europea del Paesaggio, e con l’impegno di tanti si può fare molto».
Parallelamente il Comune sta lavorando per ottenere il riconoscimento previsto dall’Associazione nazionale comuni italiani, per i prodotti tipici, il Deco (Denominazione comunale). Un modo per sostenere l’economia locale e tutelare la diversità è la qualità dei prodotti agroalimentari caratteristici di ogni singolo comune. Il progetto è in fase avanzata ed anche la Deco potrà aiutare nella commercializzazione del pizzutello e dei prodotti realizzati con questa uva. «Tutti - commentano i promotori della Comunità del pizzutello - finalmente lavorano per la rinascita di una Tivoli agricola, riscoprendo l’antica vocazione della città» Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero