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LE VIDEOCAMERE
Dopo il sequestro dei cinque telefoni e un'analisi dei cellulari, che in tempi brevi dovrebbe stabilire se gli altri occupanti dell'auto incitassero Di Pietro a superare i limiti di velocità, la procura di Roma ha delegato ai carabinieri altri accertamenti: si cercano innanzi tutto le GoPro e altre videocamere con le quali i ragazzi riprendevano la sfida. Anche i computer, dove i video potrebbero essere stati scaricati. Immagini fondamentali per stabilire se gli altri passeggeri abbiano avuto un ruolo in quella folle corsa e riprendessero la scena. In base alle testimonianze, tra l'altro, è emerso che l'auto andava a elevatissima velocità. L'obiettivo della nuova attività istruttoria disposta dalla procura di Roma è di verificare se oltre ai video girati nella fase precedente, se ci siano immagini anche della fase successiva all'impatto. Al consulente il pubblico ministero titolare del fascicolo, coordinato dall'aggiunto Michele Prestipino, chiede però anche altro: un'analisi approfondita anche dei telefoni delle altre persone.
Secondo alcuni testimoni oculari, infatti, anche dopo il tragico scontro alcuni dei ragazzi avrebbero continuato a riprendere con le videocamere dei cellulari, scatenando la reazione delle persone accorse a prestare aiuto. Ma l'attività degli inquirenti non si ferma a verifiche solo di natura tecnica. Ma non è escluso che le perquisizioni siano legate anche alla ricerca di sostanze stupefacenti, dal momento che Di Pietro, anche se con una soglia bassa, non è risultato negativo ai cannabinoidi.
LE TESTIMONIANZE
Intanto, ieri, per tutta la giornata, sono stati sentiti testimoni. Anche alcuni appartenenti al collettivo che però non erano a bordo dell'auto quel pomeriggio. I pm vogliono avere un quadro chiaro delle cause del decesso: la morte del piccolo è stata, infatti, dichiarata circa una ora e mezza dopo l'incidente. Correvano «come matti» da «due giorni», hanno riferito i testimoni oculari. La Lamborghini ha preso la Smart e «l'ha trascinata» per metri. In calendario, appena le condizioni lo renderanno possibile, anche la convocazione della mamma del piccolo, che ha lasciato l'ospedale Sant'Eugenio dove era stata ricoverata. E proprio la legale della famiglia, Ilaria Mistretta, ha chiesto con una diffida inviata ai «sensi della normativa della privacy, della carta di Treviso e del codice di deontologia dei giornalisti a rimuovere e non pubblicare qualsiasi immagine e/o riferimento anagrafico del minore e della sua famiglia da qualsiasi articolo o servizio giornalistico» riguardante la vicenda.Chi non riesce davvero a farsene una ragione è il padre del bambino, Marco Proietti, che su Instagram ha postato una storia da cui emerge tutto il dolore e la rabbia: «Volevo esprimere, con quel che resta del cuore mio, di Elena e della piccola, un ringraziamento a voi che avete pregato, donato e anche solo pensato al nostro Manuel strappato da sto mondo infame. Ti ameremo per sempre!»
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Il Messaggero