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Le sfide sempre più folli hanno un obiettivo: fare soldi. E questo rischia di alimentare una corsa a contenuti sempre più pericolosi perché devi impressionare chi si collega. Se guardi i video dei The Borderline, gli youtuber coinvolti nell’incidente stradale che ha causato la morte di un bambino di 5 anni a Roma, pensi che siano dei ventenni che si divertono a fare i cretini, anche con azioni discutibili come restare alla guida di un Suv per 50 ore. Ma quei video sono in realtà studiati a tavolino e dietro c’è una attività imprenditoriale che fattura quasi 30mila euro al mese.
The Borderline, il fatturato
La The Borderline Srl è stata fondata a Roma il 27 giugno 2022. L’attività sociale prevede la «conduzione di campagne di marketing e altri servizi pubblicitari». Da visura camerale risulta che i soci sono due. Uno è proprio Matteo Di Pietro, il ventenne che era alla guida del Suv Lamborghini, oggi indagato per omicidio stradale. L’altro è Leonardo, 21 anni, che su Linkedin spiega di essere studente della Bocconi e imprenditore: cinque mesi fa aveva pubblicato un annuncio per assumere in The Borderline dei nuovi video editor. Bene, i ragazzini che nell’ultimo video ironizzavano sulla differenza tra una Lamborghini e una Smart e che lanciano sfide assurde come restare cinquanta ore su una zattera o su una Tesla, grazie a questa Srl macinano incassi, tanto che nel 2022, in sei mesi di attività, hanno fatto segnare un fatturato da 188.333 euro e 46.527 euro di utili. D’altra parte, cercando in rete, si scopre che la The Borderline Srl negli ultimi tempi aveva avuto collaborazioni con società molto conosciute dell’hi-tech e dei parchi tematici. Il loro canale su YouTube ha 600mila iscritti. In sintesi: banalmente pensiamo che la sfida delle 50 ore sul Suv Lamborghini servisse solo a guadagnare qualche like, ma in realtà - per quanto ci possa sembrare folle - serviva a fare soldi. E il denaro per noleggiare il Suv erano della società, i genitori non c’entrano.
La macchina perversa dei video sui social propone di tutto: ragazzini che si sfidano ad attraversare la strada mentre passano le macchine, altri che si gettano sul cofano delle auto in corsa.
Scenario
Attenzione: moltissimi creano contenuti interessanti e ben elaborati, altri semplicemente stupidi, ma non pericolosi. Ma la corsa alla visualizzazione sta alimentando un fenomeno fuori controllo, fatto di challenge sempre più pazze (e di pessimo esempio per i ragazzini che guardano). Francesco Marino ha scritto il libro “Scelti per te - Come gli algoritmi governano la nostra vita e cosa possiamo fare per difenderci”. Osserva: «Fondamentalmente i creator incassano denaro in due modi: su YouTube grazie alla “monetizzazione”, i soldi che la piattaforma ti invia se il tuo video fa molte visualizzazioni e incorpora spot; l’altro con le sponsorizzazioni e le collaborazioni con le aziende ottenute grazie alla popolarità che hai sui social. In alcuni casi alla lunga diventa un circolo vizioso: non ti puoi mai fermare, perché i tuoi contenuti devono fare sempre più visualizzazioni, non puoi avere pause. E questo porta a una esasperazione dei contenuti. I filtri dei social sono, inevitabilmente, non tempestivi, perché magari l’intelligenza artificiale intercetta un nudo e lo blocca, ma non comprende se un video caricato mostra un’automobile che va a 200 all’ora». Domanda da un milione di dollari: come intervenire? Alzando l’età in cui usare i social? «Queste regole esistono, ma sono facilmente aggirabili. Ma ciò che davvero è urgente è l’educazione all’utilizzo degli strumenti digitali».
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