Raggi, dalle foto sul tetto al benservito: l'ex fedelissimo Romeo rischia il posto

Raggi, dalle foto sul tetto al benservito: l'ex fedelissimo Romeo rischia il posto
Come finire dal tetto del Campidoglio (immagine irraggiungibile del potere sospettoso e paranoico) a fuori la porta dell’amministrazione. In otto mesi, senza passare dal...

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Come finire dal tetto del Campidoglio (immagine irraggiungibile del potere sospettoso e paranoico) a fuori la porta dell’amministrazione. In otto mesi, senza passare dal via. E sempre per mano di Virginia Raggi. Adesso Salvatore Romeo, il funzionario comunale dalla polizza facile all’insaputa della sindaca, rischia la «sanzione espulsiva» per il «danno arrecato all’immagine o al prestigio» dell’ente capitolino. Il codice di comportamento dei dipendenti, approvato dalla giunta pentastellata lo scorso dicembre, parla chiaro.


LA NORMA 
Le sanzioni applicabili, compreso il licenziamento, fanno riferimento a diverse fattispecie. E rimandano all’articolo 7, comma 4: «Il dipendente non offre direttamente o indirettamente regali o altre utilità a un proprio sovraordinato, salvo quelli d’uso di modico valore». A differenza delle precedenti Romeo intesta la terza polizza alla Raggi lo scorso 26 gennaio: un pensiero non proprio «modico» da 8mila euro. Quanto basta insomma per finire, inaugurandole, tra le grinfie del nuovo codice del travet capitolino annunciato dal Campidoglio all’insegna della tolleranza zero, due settimane dopo l’arresto di Raffaele Marra, «uno dei 23mila dipendenti comunali», come ebbe a dire a botta calda la grillina. 

Per Romeo sarebbe una nemesi abbastanza clamorosa: passare dal «rapporto affettivo» con Virginia (così come da causale delle polizze) alla fine del rapporto lavorativo con Palazzo Senatorio per mano della «mia sindaca» come la chiamava con fierezza e senso di appartenenza più che di possesso. Un benservito che potrebbe arrivare proprio per mano di quel codice che contribuì a scrivere, da dietro le quinte, ai bei tempi che furono. Quando non si muoveva nulla al primo piano di Palazzo Senatorio senza passare davanti alle cravatte sgargianti di «Salvatore». Il factotum, il facilitatore, custode dell’agenda e dei segreti dello sbarco in Comune del M5S. Questo era Romeo. E forse anche altro, nella sua testa. Un’ascesa fulminea quanto rovinosa in queste ore.

LA PARABOLA 
Da oscuro - «ma rapido di testa» assicura chi adesso gli sta voltando le spalle - funzionario del dipartimento Partecipate (a 40mila euro all’anno) a segretario politico (con stipendio pressoché triplicato) di quello che era ed è il fenomeno politico del momento. Sei mesi vissuti dentro la «war room» del Campidoglio a schivare critiche interne e spegnere fari dell’Anac sulla propria nomina. Storie dal fronte terminate con il tracollo: l’arresto di Marra, l’azzeramento del «Raggio magico», il ritorno al dipartimento Partecipate (palazzo anonimo in periferia ben lontano dal cuore e dai busti del Comune), la storia delle prime due polizze, l’indagine per abuso d’ufficio. Adesso l’ultimo capitolo (forse) e comunque sempre avvolto dal mistero. Un regalo che potrebbe costare davvero tanto a Romeo.


Per via appunto delle sanzioni disciplinari. Storia curiosa anche questa: ad aprire la pratica dovrebbe essere il segretario generale ma a comminare la punizione, se così sarà, toccherà a Gianluca Viggiano, ex finanziere, braccio destro di Raffaele Marra al dipartimento Personale, colui che firmò la scorsa estate gran parte delle nomine interne al Comune che tanto stanno facendo penare l’amministrazione capitolina e la sua inquilina. Proprio ora Virginia «del tutto estranea a quanto sta accadendo» sembra non volerne più sentire del suo Romeo al punto da preparare un esposto contro di lui. I due non si sentono più di persona, ma fanno parlare gli avvocati. Il rapporto, con l’ultimo colpo di scena, è diventato molto complesso. Al punto che, regolamento dei dipendenti comunali alla mano, Raggi potrebbe «cacciare di casa» Romeo da un momento all’altro. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero