La legge antisismica a Lungotevere Flaminio

Il palazzo di Lungotevere Flaminio nei giorni successivi al crollo
Terremoti appenninici sono sentiti a Roma specialmente in prossimità del Tevere perché i riporti alluvionali...

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Terremoti appenninici sono

sentiti a Roma specialmente
in prossimità del Tevere perché i riporti
alluvionali amplificano la sollecitazione
@enzo_boschi

Come se non fosse bastato ritrovarsi senza casa e con pesanti spese da sostenere per rimettere a posto un palazzo disastrato, qualche mese fa gli abitanti di Lungotevere Flaminio 70 hanno fatto un’altra spiacevole scoperta. Hanno appreso che nella ricostruzione saranno obbligati a osservare la normativa antisismica. Ovvero a far passare alcuni enormi pilastri dal pianterreno fino all’ultimo piano dell’immobile, con una riduzione dei metri quadrati calpestabili per ciascun appartamento e con un forte aumento dei costi.

Sperando di potersi risparmiare almeno questo onere gli abitanti del civico 70 – come farebbe chiunque al loro posto – ora puntano su un’interpretazione flessibile della legge: l’obbligo di adeguamento antisismico deve valere solo per gli ultimi piani, quelli davvero da ricostruire, e non per gli appartamenti dei piani sottostanti che non hanno subito danni strutturali. «Tanto a Roma mica ci sono i terremoti», ha argomentato più di un condomino.

Eppure a Roma i terremoti ci sono eccome. E non solo scossette leggere come quelle avvertite ieri. Più di una volta nella sua storia la Capitale ha tremato sul serio: vi siete mai chiesti perché il Colosseo è ridotto così? Sono catastrofi che accadono magari ogni due o tre secoli, ma accadono. E proprio questo è il problema: se sapessimo con certezza che la botta arriverà fra un anno o tra dieci anni o tra venti saremmo disposti a spendere il necessario per mettere in sicurezza le nostre vecchie case, indebitandoci se indispensabile. Ma siccome la minaccia potrebbe concretizzarsi anche tra cento anni, evitiamo di pensarci e andiamo avanti così.

pietro.piovani@ilmessaggero.it Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero