Le panchine scambiate come letti e le inferriate usate per far asciugare magliette e pantaloni mentre i bambini giocano nell'area attrezzata di Colle Oppio e le madri li...
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IL DEGRADO
Invece a Termini c'è anche l'americano, così si fa chiamare un clochard polacco che conoscono ormai tutti perché sono anni che vive per strada nei pressi della stazione. C'è Angela che gira con il suo zaino e il suo cane che dorme tra il sottopasso che collega via Marsala a via Giolitti. E come lei altre decine di sbandati. Disperati che tutti vedono e tutti ignorano tra il traffico e il rombo dei pullman turistici. Mentre gli stranieri camminano stringendo la cartina di Roma e loro tendono la mano per strappar via qualche centesimo. Che non serve per mangiare, no. Ma per acquistare cartoni di vino. Mentre di notte, dai vicoli intorno alla stazione, sbucano fuori sbandati stranieri e minori pronti a prostituirsi. In viale Fortunato Mizzi, a pochi metri dal chiosco della signora Nunzia, a Colle Oppio, i senzatetto dormono sulle panchine, defecano tra i cespugli, si ubriacano e importunano i passanti. Poi la notte i cancelli del parco si chiudono intorno alle 21 loro restano dentro. Non c'è nessuno che li fa uscire. Al contrario, i finti invisibili della Capitale, neanche si nascondo più per evitare di essere stanati. «È triste confida Ulrich, residente in via delle Sette ma quest'area è diventata casa loro. Non sa quanti ce ne sono». Il barista del chiosco di Nunzia, sospira e allarga le braccia. «Dobbiamo solo dire grazie dice quando di giorno questi sbandati si fermano a dormire perché il vero problema è quando si prendono a botte. Qui una volta era bello prendersi il caffè o fare colazione, c'erano molte famiglie». Oggi qualcuno il caffè lo prende ancora senza però alzare lo sguardo dal giornale o dallo smartphone. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero