Quando la telecronaca è soltanto inutile saccenza

Quando la telecronaca è soltanto inutile saccenza
C’era una volta il pallone che faceva la barba al palo. E, tutto sommato, si stava meglio così. Perché, se non altro, capivamo dove stesse il pallone e quale...

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C’era una volta il pallone che faceva la barba al palo. E, tutto sommato, si stava meglio così. Perché, se non altro, capivamo dove stesse il pallone e quale fine stessero facendo le speranze di noi tifosi. Oggi, radio-ascoltando la cronaca di una partita di calcio, fai fatica a capire che cosa realmente stia accadendo e, soprattutto, in quale zona del campo si trovi il pallone. Il che, ne converrete, non è cosa da poco. E che dire delle telecronache? Sono ormai diventate l’occasione per alcuni (troppi) esagitati per urlare di tutto in un microfono, anche (soprattutto) le cose inutili. Perché ogni “voce”, dalla Terza Categoria fino alla Serie A passando per la Champions League, si preoccupa poco di spiegare cosa stia succedendo sul terreno di gioco ma cerca invece ogni istante di far capire al collega della stessa emittente, incollato con il fegato grosso così davanti alla tv, di saperne molto più di lui. Una gara di (effimera) bravura, spesso e volentieri a discapito del telespettatore. Che probabilmente vorrebbe meno saccenza e molto più competenza, semplicità. E che accetterebbe ogni tanto, perché no?, anche un terzino e non un esterno basso, una mezzala e non un intermedio, un centromediano e non un vertice basso. Perché sono termini che non hanno mai offeso nessuno, tanto meno la lingua italiana.

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Il Messaggero