Roma, tavolino selvaggio, tutto da rifare: zero multe agli abusivi e 500 pratiche ferme

Roma, tavolino selvaggio, tutto da rifare: zero multe agli abusivi e 500 pratiche ferme
Il progetto era nobile: mettere ordine tra le pratiche del tavolino selvaggio in centro storico. Tagliare cioè le protesi abusive dei ristoranti che deturpano gli scorci...

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Il progetto era nobile: mettere ordine tra le pratiche del tavolino selvaggio in centro storico. Tagliare cioè le protesi abusive dei ristoranti che deturpano gli scorci più belli della Capitale senza averne il permesso. Almeno questo era l’obiettivo del ministro Carlo Calenda quando aprì il tavolo per Roma e mise tra i punti da affrontare anche il decoro del I Municipio. Ma il risultato nella relazione arrivata in Campidoglio è diverso.


Forse per la mancata collaborazione con i tecnici dell’ex prima circoscrizione, forse per un malinteso della buro-crazia, forse chissà. Ma sta di fatto che gli uomini di Invitalia, braccio operativo del Mise, in questi mesi «non hanno affrontato le pratiche relative all’abusivismo: non c’è stato alcun intervento sanzionatorio». Al contrario, sono state affrontate le prati- che di rilascio di nuove conces- sioni: circa 200 quelle affrontate che erano rimaste inevase nel tempo. Dunque il supporto «me- todologico, legale e specialisti- co» per affrontare l’inquinamento visivo e civile del tavolino selvaggio è rimasto fermo. E dunque si ricomincia tutto daccapo. L’aspetto più inquietante riguarda il numero di pratiche – relative a verbali e multe – ferme negli uffici municipali per assenza di personale.

PRATICHE FERME
Solo nel I Municipio, dove il fenomeno del tavolino selvaggio è ormai diventato endemico, ci sono circa 500 pratiche ferme negli uffici proprio perché i dipendenti in servizio non riescono a lavora- re la mole di segnalazioni e ver- bali a fronte di 3.084 occupazioni concesse. Morale? Le multe non partono e molti esercenti continuano a occupare porzioni di suolo pubblico a suon di sedie e tavolini senza averne diritto. Tra l’altro anche laddove arriva- no le notifiche, chi ha preso l’abi- tudine a sfruttare illegalmente suolo pubblico, continua a farlo in ragione del mancato ritiro del- le concessioni. Per l’amministrazione del centro storico è questo il vero tallone d’Achille del sistema: la difficoltà nel ritirare le au- torizzazione in presenza di illeciti. Il meccanismo sanzionatorio del resto non gioca a favore.

IL METODO

Funziona così: al terzo verbale per occupazione abusiva si può procedere con la revoca degli spazi. Ma l’esercente deve essere multato tre volte consecutive e a distanza di tempo ravvicinato per lo stesso tipo di illecito. Se dunque per tre volte viene becca- to a montare una fila di tavolini in più rispetto allo spazio asse- gnatogli, rischia oltre alla multa la revoca della concessione. Se invece le notifiche sono “miste”, riceve una contravvenzione per gli arredi difformi (ombrelloni montati dove non dovrebbe) e due per un numero superiore di tavolini non gli succede nulla in termini pratici. È anche per que- sto, ad esempio, che in molte zone del Centro – Campo de’ Fiori in primis – alcuni ristoranti e bar anche con sette verbali notificati continuano a ospitare clienti all’esterno dei locali. A questo si aggiungono le sfilze di ricorsi al Tar presentati dagli esercenti che non fanno altro se non ral- lentare ancor di più il rispetto delle norme in vigore.
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Il Messaggero