Dopo l’estate, arriva la stangata. Famiglie e imprese romane si troveranno a settembre, in una situazione economica generale già molto delicata, a dover pagare le...
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A fine settembre è slittato il termine per il versamento, senza applicazione di sanzioni e interessi, della tassa di soggiorno (14 milioni da recuperare per le casse di Palazzo Senatorio) e delle rate di Cosap (canone per l’occupazione di suolo pubblico) e Cip (canone per gli impianti pubblicitari), inizialmente previsti il 16 e il 30 luglio. Al termine dell’estate sono stati rinviati anche i bollettini di pagamento della Tari: al 30 settembre quelli del primo semestre (che potrebbero comprendere il 75 per cento della tariffa annua) e al 31 dicembre quelli del secondo. Sono stati congelati fino al 30 settembre anche gli avvisi di accertamento, ingiunzioni fiscali e avvisi di pagamento riguardanti sempre le imposte locali.
Alle famiglie romane l’autunno si presenterà quindi con un versamento medio di 220 euro per la tariffa rifiuti, a cui su aggiungerà una spesa sui 400 euro di Imu (per le persone che devono pagare questa imposta). Altra questione riguarda le famiglie con figli in età scolare: il Campidoglio aveva decretato lo stop temporaneo anche per il pagamento delle quote contributive dovute per i nidi e per i servizi di refezione (in appalto e in autogestione) e trasporto scolastici, a decorrere dal 1° marzo e fino alla durata di sospensione dei servizi. Ma, in attesa dell’auspicabile riapertura degli istituti, ci sono anche molti genitori in ritardo con le quote di inizio anno, non saldate anche per lo stop generalizzato ai versamenti e l’incertezza sulla ripresa. Risultato: famiglie con due figli alle elementari o alla scuola dell’infanzia si trovano anche con più di 300 euro di arretrati da pagare, che arrivano fino a 800 per chi ha bimbi iscritti ai nidi capitolini.
Se le famiglie sono attese da una stangata settembrina, per imprese ed esercizi commerciali il redde rationem con le imposte arriverà dopo mesi durissimi, tra il lockdown e una ripresa dell’attività molto lenta. Le associazioni di categoria stimano un impatto molto oneroso su negozi e pubblici esercizi, molti dei quali continuano a essere a rischio di chiusura. A questo si aggiunge anche una situazione di incertezza su rinvii e cancellazioni di alcune tasse locali. «Abbiamo chiesto di cancellare la Cosap per quest’anno, vista la gravissima situazione del settore - sottolinea Claudio Pica, presidente romano di Fiepet-Confesercenti - Ma, fino a quando non ci sarà una delibera specifica del Campidoglio, la situazione è che per l’occupazione di suolo pubblico dobbiamo pagare quasi 300 euro a metro quadro, in due rate: si consideri che molti gestori di pubblici esercizi stanno ampliando lo spazio per i tavolini, utilizzando la deroga decisa dal Comune proprio per cercare di recuperare le perdite dei mesi scorsi, ma ancora non sanno se (e quando) dovranno pagare anche per questo».
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Il Messaggero