Tasse a Roma, il flop delle riscossioni: «In ritardo 9 pratiche su 10»

Tasse a Roma, il flop delle riscossioni: «In ritardo 9 pratiche su 10»
Gli 007 del fisco romano, quelli che dovrebbero dare la caccia a evasori e ritardatari di bollette e tributi locali, sono sicuramente esperti della materia. Quanto a ritardi...

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Gli 007 del fisco romano, quelli che dovrebbero dare la caccia a evasori e ritardatari di bollette e tributi locali, sono sicuramente esperti della materia. Quanto a ritardi infatti - sia nello smaltire i contenziosi sia nel pagare i propri fornitori - i dipendenti di Aequa Roma non sembrano secondi a nessuno. Almeno a leggere una relazione elaborata dal Cda della stessa società, partecipata al 100% dal Campidoglio. Nell'ultimo «rapporto di gestione» vengono snocciolati i numeri dei contenziosi tributari, i ricorsi legati ai tributi locali dovuti a Roma Capitale: dall'Imu alla vecchia Ici, dalla Tasi alla tassa sui rifiuti, dal canone per l'occupazione del suolo pubblico a quello per gli impianti pubblicitari.

Trattandosi di contestazioni legali, quindi impugnabili da chi le subisce, la tempestività per chi rileva l'infrazione è essenziale. E infatti il contratto di servizio stipulato da Aequa Roma con il Dipartimento Risorse Economiche di Roma Capitale prevedeva che almeno «il 90%» delle controversie di medio e grande importo (superiori ai 15mila euro) venisse smaltito entro 150 giorni. Quante di queste pratiche sono state effettivamente trasmesse in tempo? Appena «l'8%», si legge nella relazione che ha preso in esame il lavoro svolto dall'«Equitalia del Campidoglio» nel corso di tutto il 2015. «Il motivo del calo della performance contrattuale - si legge nella relazione - è da individuare nella riduzione del personale, soprattutto quello specializzato».
I «PESCI PICCOLI»
Insomma, la colpa di un ritardo così macroscopico, secondo chi ha redatto il rapporto, andrebbe ricercata nella riduzione progressiva degli impiegati. A leggere gli ultimi dati sulla dotazione organica di Aequa Roma, forniti dalla stessa società, si scopre che il taglio effettivamente c'è stato, ma piuttosto limitato: il personale è passato dai 325 dipendenti del 2013 ai 312 dipendenti di giugno 2016. Insomma, il calo è di 13 lavoratori su oltre 300. Una riduzione del 4%. Secondo il Cda, tanto è bastato per «imporre una redistribuzione del carico di lavoro sulle risorse disponibili a scapito delle costituzioni in giudizio sui ricorsi over 15mila euro». Ma anche per quelle sotto i 15mila euro - per i cosiddetti pesci piccoli - gli obiettivi prefissati dal contratto non sono stati rispettati. Certo, in questo caso il margine è decisamente meno eclatante: per i piccoli importi, il 68% delle istruttorie è stato comunque trasmesso al Dipartimento entro i tempi previsti, anche se «a fronte di un obiettivo del 70%».
LE PARCELLE
Ma quanto a ritardi, c'è un altro rapporto di cui Aequa Roma non dovrebbe andare troppo fiera. È quello che riguarda il pagamento dei fornitori. L'ultima relazione dice che i pagamenti effettuati «nei tempi contrattuali» sono appena il 27% del totale. Una media di 70 giorni per liquidare una fattura. E se consideriamo l'importo complessivo delle parcelle, la parte saldata in tempo è appena il 10%. Sembra un paradosso: chi contesta ai romani le bollette pagate in ritardo, è il primo a pagare fuori tempo massimo.
Va detto che le responsabilità dell'attuale Cda, su questi dati, sono piuttosto limitate. L'attuale presidente di Aequa Roma, Riccardo Mussari, è stato nominato dall'ex sindaco Marino soltanto ad aprile dello scorso anno. Per migliorare i numeri del 2015, quindi, ha avuto ben poco tempo. L'attività di contrasto all'evasione dell'Ici e dell'Imu nel 2015 ha comunque portato all'emissione di 39.722 atti, «per un importo intimato, a sanzione piena, di 186,6 milioni di euro», si legge nella relazione. Certo è che sui tempi di lavorazione dei contenziosi c'è ancora molto da lavorare (e infatti solo il 66% delle sentenze di primo grado è favorevole al Campidoglio). Anche per questo Mussari ha messo a punto un programma per «privilegiare le cause superiori ai 15mila euro» e soprattutto smaltire l'arretrato monstre, puntando sugli straordinari. Impresa comunque non facile. «Calcolando una costituzione al giorno per dipendente, il tempo di smaltimento è di 177 giorni».
Lorenzo De Cicco

lorenzo.decicco@ilmessaggero.it
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