Nel 2017 circa 1,4 milioni di turisti sono arrivati a Roma prenotando una stanza o un appartamento su Airbnb. Molti di loro non hanno pagato il contributo di soggiorno, quello che...
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Tutto bene, ma visto che si tratta di un fenomeno sfuggente e non di rado sotterraneo, che elude i controlli, siamo sicuri che poi realmente Roma Capitale potrà incassare questi soldi? Sì, dice Meloni, proprio grazie a questo accordo con Airbnb. Il colosso americano lo sottoscriverà definitivamente una volta che ci sarà il via libera in consiglio comunale. Sarà proprio Airbnb, al momento della prenotazione, a incassare la tassa per poi girarla a Roma Capitale. Questo strumento, nelle intenzioni di Meloni, avrà anche un altro effetto positivo: farà emergere il sommerso, costringerà a far pagare il contributo di soggiorno anche tutti i b&b o gli affittacamere (che già oggi, sulla carta, hanno questo obbligo). «Calcoliamo - dice Meloni - di recuperare in questo modo 20 milioni di euro. Ma non ci fermeremo ad Airbnb». Ormai anche altri portali stanno inseguendo il grande business degli affitti brevi: ecco allora che intese simili saranno siglate con Booking (specializzato in hotel, ma ormai aperto anche alle strutture ricettive alternative) e Homeaway (portale della galassia di Expedia).
ALTRE CITTÀ
La tassa di soggiorno, malgrado importanti sacche di evasione, per Roma rappresenta una fonte di entrate molto rilevante: in un anno in media arrivano nelle casse comunali 130 milioni di euro. Se davvero l'obiettivo di Meloni sarà raggiunto, quella cifra aumenterà di circa il 15 per cento. Un raffronto: Milano da quella voce riceve poco meno di 50 milioni di euro, Firenze e Venezia 30. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero