Raccoglieva soldi in contanti e li consegnava nelle mani delle persone giuste. Per non dare nell'occhio, Andrea Borsci, geometra del IX Dipartimento, nascondeva le mazzette...
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IL SISTEMA
E non è tutto: in sede di denuncia, il geometra avrebbe fornito «una ricostruzione soggettiva del sistema, la cui emersione era ormai inarrestabile, con lo scopo di garantirsi l'impunità». È Biagini a raccontare ai magistrati che, nella storia delle tangenti, Borsci c'è dentro fino al collo: «Mi disse che per ritirare un progetto bisognava bussare con i piedi, nel senso che dovevo pagare. Disse che bisognava dare 5mila. Io prendo i contanti e li do a Bosci, che li mette in un pacchetto di sigarette». Un collaboratore di Costantini, invece, ha dichiarato a verbale: «Borsci mi confidò di aver dato 5 mila a un tecnico, disse anche che bisognava sempre pagare per non avere problemi... Mi spiegò come funzionava». Racconta anche di averlo incontrato qualche anno dopo, quando era stato assunto in Comune e che «con tono di disprezzo, suddivise i suoi colleghi in 3 categorie: quelli che richiedono cifre precise, quelli che lasciano decidere la somma al richiedente e quelli che non chiedono nulla, ma accettano il regalo. Mi ha detto che solo lui non prende soldi». Ma, secondo l'accusa, in un caso Borsci si sarebbe dimenticato di consegnare a un funzionario 2mila euro sborsati da Biagini, tenendoli per sé. Per farsi perdonare, poi, avrebbe ceduto al costruttore una stampante. Anche una collega del geometra contribuisce a metterlo nei guai: «Mi confidò di aver dato dei soldi ai tecnici», racconta ai magistrati. «Quando è stato assunto in Comune, ha compilato alcuni elaborati che mi ha passato e che io ho sottoscritto apparendo come unico redattore dei progetti che, poi, arrivavano per l'istruttoria presso gli uffici del Dipartimento dove lui lavorava...l'ho fatto per l'amicizia che c'era fra me e Borsci e ne ho pagato le conseguenze». In un caso, la donna era finita sotto inchiesta per aver messo a verbale cose difformi dalla realtà: «Borsci mi disse che per il cantiere aveva dato a un tecnico 10mila euro. Me lo disse come lamentela, perché nonostante avesse pagato eravamo finiti sotto procedimento».
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Il Messaggero