Covid, i pediatri del Lazio: «No ai tamponi negli studi dentro ai condomini, sicurezza a rischio»

Covid, i pediatri del Lazio: «No ai tamponi negli studi dentro ai condomini, sicurezza a rischio»
«La Regione Lazio ha emanato l’ordinanza in cui dispone l’esecuzione dei test antigenici presso gli studi sia dei pediatri di libera scelta che dei medici di...

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«La Regione Lazio ha emanato l’ordinanza in cui dispone l’esecuzione dei test antigenici presso gli studi sia dei pediatri di libera scelta che dei medici di medicina generale. Si tratta di un provvedimento rischiosissimo perché la stragrande maggioranza degli studi si trova all’interno di edifici privati, abitazioni civili, con forti criticità dovute alla possibile diffusione di contagio da Covid-19». Così, in una nota, i medici della Confederazione italiana pediatri (Cipe) del Lazio. «Tantissimi studi non sono in possesso dei requisiti minimi di sicurezza e biocontenimento previsti dalle norme vigenti e non rientrano nella classificazione di struttura sanitaria soggetta all’autorizzazione all’esercizio di attività di diagnostica di laboratorio né dispongono di un’area/zona specializzata per microbiologia, virologia e immunologia – aggiungono i pediatri – Inoltre, non sussistono le caratteristiche necessarie a determinare un corretto passaggio (entrata e uscita) dei soggetti potenzialmente affetti da patologia virale che dovessero accedere allo studio per effettuare l’indagine richiesta». «A ciò – proseguono – si aggiunge che i nostri studi non dispongono di locali idonei allo smaltimento e allo stoccaggio di rifiuti speciali ad alto rischio infettivologico, ovvero quelli prodotti dalle metodiche connesse all’effettuazione dei tamponi diagnostici rapidi o di altri test di sovrapponibile capacità diagnostica».

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«Auspichiamo un pronto inizio ed un rapido iter per l'accordo integrativo regionale in modo da affrontare e superare le varie criticità a garanzia degli assistiti e di noi pediatri di libera scelta. Restiamo comunque disponibili ad effettuare i tamponi fuori dagli studi medici non sicuri a garantire la pubblica salute. Presso le strutture Asl o altre sedi, ad esempio, sarebbe possibile purché venga assicurata la fornitura di idonei dispositivi di sicurezza nonché la formazione specifica che permetta di eseguire correttamente i tamponi e fornisca le indicazioni per il corretto utilizzo dei dpi (vestizione, svestizione e smaltimento), sempre compatibilmente con l’impegno inderogabile di assicurare l’assistenza professionale a favore dei pazienti in carico. Tutto questo, al netto dei colleghi over 65 o con patologie pregresse, che li rendono a rischio, e previo test degli anticorpi a tutta la nostra categoria che permetterebbe di avere una fotografia dei pediatri che hanno già contratto il virus e quindi meno a rischio», concludono i pediatri.

 

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Il Messaggero