Ventiquattro anni di carcere. E' la condanna inflitta a Valentino Talluto, il trentaduenne romano, accusato di aver infettato con il virus dell'Hiv almeno trenta partner,...
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Il giovane, diplomato in ragioneria, era stato arrestato nel dicembre 2015 con l'accusa di aver infettato sette partner conosciute per lo più in chat e con le quali aveva stabilito una storia. Avviata l'inchiesta, il pm Francesco Scavo, con l'aiuto della polizia giudiziaria, è risalito alle altre vittime, facendo scattare una seconda misura cautelare. La svolta è arrivata quando l'istituto Spallanzani, specializzato in malattie infettive, ha individuato lo stesso cluster epidemico di Talluto su una trentina di pazienti, poi invitate in procura e interrogate. Dietro ogni ragazza sieropositiva storie simili. Tutte avevano avuto intimità con l'indagato.
Per la procura Talluto, almeno dal 2006 fino al giorno prima dell'arresto, avrebbe usato il corteggiamento come un'arma.«Che differenza c'è tra chi indossa una cintura esplosiva e chi si butta in mezzo a trenta donne e le infetta tutte?», aveva detto il pm Neri durante la requisitoria. Contagi volontari, secondo l'accusa. Perché Valentino sapeva da quasi dieci anni di essere sieropositivo e l'ha nascosto. Con una lista di bugie. La più usata, l'allergia al lattice del profilattico. Poi che era sano. E che era un donatore di sangue, e proprio pochi giorni si era sottoposto ai test di routine.
Il magistrato allora aveva dipinto la doppia faccia di Talluto.
I difensori di Talluto: «Non è possibile stabilire chi ha infettato, come e quando». Il caso per loro non è chiuso.
Valentino Talluto non ha mai chiesto scusa. «Erano consenzienti. L'amore si fa in due», si era difeso nell'interrogatorio subito dopo l'arresto. «Non sono mostro», ha ripetuto in aula, evitando però di sottoporsi all'interrogatorio. Forse, invece, ha agito per vendetta. La madre, con problemi di tossicodipendenza era morta giovane per Aids, anche se sembra non gli abbia trasmesso la malattia. Ma lui chissà perché, quel fardello, voleva affibbiarlo anche ad altri. Anche a chi gli voleva bene. «Una cattiveria inaudita», dice una delle ragazze contagiate. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero