​Il Centro dei divieti ignorati: le piazze diventano un Suk

La resa della Capitale di fronte all'abusivismo dilagante si conta sui lenzuoli bianchi che ogni mattina vengono stesi tra gli angoli più suggestivi del Centro e...

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La resa della Capitale di fronte all'abusivismo dilagante si conta sui lenzuoli bianchi che ogni mattina vengono stesi tra gli angoli più suggestivi del Centro e ricoperti poi di borse, cinture, portafogli, cappelli. Merce contraffatta che dilaga inesorabile tra le strade di Roma, ai piedi dei monumenti, come se non ci fossero paratie o argini talmente solidi a contenerla. Perché nonostante i controlli o i blitz messi in campo dal Comando generale dei vigili urbani, che solo pochi giorni fa hanno portato al sequestro di svariate tonnellate di oggetti copiati alle griffe d'alta moda, il fenomeno non è debellato. Peggio. Non è stato neanche scalfito.

Nei magazzini di Roma Capitale quasi non c'è più spazio per accatastare tutto quello che viene sottratto dalle strade. Eppure nel giro di poche ore, gli ambulanti sono di nuovo in giro, pronti a fare affari in barba alle regole e ai provvedimenti severi , messi in campo dall'amministrazione. Come il Daspo previsto per chi offre mercanzie tra gli scorci più noti della Città Eterna secondo il nuovo Regolamento di polizia urbana. Ed è questo l'aspetto che più di ogni altro getta nello sconforto. Perché nulla è cambiato. E pare quasi che nulla possa cambiare.
 

LE ZONE
Ieri mattina intorno alle 12 l'area centrale di piazza Navona si era trasformata in un enorme suk. Loro, gli abusivi che secondo un'indagine della Confesercenti sono raddoppiati rispetto alla scorsa estate arrivando a comporre un esercito di 2.500 unità solo nel centro storico continuano ad avere la meglio. Apparecchiano i loro prodotti ai piedi della fontana dei Quattro Fiumi, invadendo metri e metri di suolo pubblico e facendo incetta di turisti che agguantano una borsa falsa o una cintura spendendo tra i 50 e gli 80 euro. A piazza di Spagna, dalla Scalinata di Trinità dei Monti fino alla Barcaccia, i bengalesi si muovono tra la folla armati di pallette anti-stress, asticelle per i selfie, sciarpe e le immancabili bottigliette di acqua gelata. Per arrivare a Fontana di Trevi, attraversando via del Lavatore, ci si imbatte quasi in un girone dantesco tra i fachiri che si tengono sospesi in aria, quelli che vendono sempre borse e oggetti copiati alle maison più note, i venditori di acquarelli e gli ambulanti che si straniscono se provi a fare una foto: «Vai via, vai via niente foto!», urla più di uno. Disarmante l'immagine regalata da piazza del Pantheon con una dozzina di abusivi pronti ieri a fare affari.

LA FILIERA

Tra i problemi che non si riescono a risolvere c'è quello legato alla filiera del mercato illegale che frutta, stando alle stime, solo nella Capitale introiti annui uguali o superiori ai 5 milioni di euro. La maggior parte della merce contraffatta arriva a Roma già pronta per essere venduta, stoccata nei capannoni in periferia dove proprio le operazioni delle autorità, Guardia di finanza compresa, hanno svelato in passato la presenza fitta e massiccia di diversi canali di approvvigionamento che legano Roma, in primis, all'Est Europa ma non solo. Poi c'è il sistema adottato dal singolo ambulante che in giro per la città ha trovato nascondigli perfetti, sfruttando a suo favore le svariate situazioni di degrado. La merce nascosta sotto ai tombini o tra i cespugli incolti che resta lì come riserva se la squadra di turno dei vigili urbani (ferie permettendo) disgraziatamente gli sequestra la sacca che si porta dietro. «È necessario garantire più controlli e servono più vigili la richiesta lanciata da Viviana Di Capua, a capo dell'Associazione abitanti Centro storico Per ridare una dignità a Roma».
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Il Messaggero