«Pronto? Sono a Villa, Villa Borghese, dormo sempre lì», assicurava ancora ieri pomeriggio a un amico, al telefono, il clochard polacco di 25 anni fotografato...
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L'IDENTIFICAZIONE
Il venticinquenne venerdì mattina era stato identificato e fotografato dai vigli urbani del nucleo Assistenza agli emarginati. Era seduto sui gradini davanti alla fontana che, ai piedi di Villa Lubin, affaccia su viale Washington. A quaranta, cinquanta metri al massimo dal giaciglio della vittima. La sua presenza a Villa Borghese, dunque, è attestata dagli agenti della Municipale accorsi nel parco per fermare un indiano che, fuori di testa, si stava denudando di fronte ai passanti. Con lui gli agenti hanno trovato altri senza fissa dimora tra cui il giovane - calvo, con una maglietta blu, jeans e scarpe da tennis - e una ragazza che era in sua compagnia. Lui parlava un po' l'italiano, lei era ubriaca, sdraiata a terra. Lo straniero ha detto di dormire nel parco e nel pomeriggio è stato visto nuovamente aggirarsi per la Villa. In quell'occasione i vigili hanno anche scattato la foto, lui capo chino, intento ad accendersi una sigaretta.
IL REBUS
Un'immagine ora al vaglio degli investigatori e che rappresenta un tassello prezioso in un rebus, tuttavia, non così immediato da districare. Ci sono più profili che i segugi della IV Sezione di via di San Vitale stanno passando al setaccio tra i desperados che popolano i giardini di Villa Borghese e del Pincio. Non una pista precisa. La vittima dello stupro, in Italia da sei mesi, infatti, ha raccontato di essere stata malmenata e immobilizzata: «Quell'uomo mi ha legato le mani con dei lacci di scarpe, poi mi ha rubato anche 40 euro di elemosine». Ma la 57enne non è stata in grado di descrivere il volto dell'aguzzino, affermando solamente che si tratta di un giovane sui 20, 25 anni, con la carnagione chiara e l'inflessione della voce slava, forse polacca. Forse un altro homeless che le si sarebbe seduto accanto all'improvviso e avrebbe cominciato a farle delle avances non ricambiate.
TELECAMERE SPENTE
Una ricostruzione troppo nebulosa per inchiodare qualcuno. Almeno per ora. La foto scattata dai vigili urbani, a questo punto, diventa l'indizio numero uno in un'inchiesta che, però, lascia aperti più fronti. Al momento l'unica traccia certa in mano agli inquirenti sono i reperti biologici prelevati dai tamponi d'ospedale e quelli sequestrati con gli slip e gli indumenti che la vittima indossava quella notte. Le telecamere - spente - lato piazzale Flaminio non hanno aiutato.
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Il Messaggero