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Ha deciso di sporgere denuncia per dare coraggio alle altre donne vittime di violenza: «Per questo motivo voglio diventare un avvocato, per aiutare chi subisce abusi». Ieri, in aula, nel processo sullo stupro di Capodanno, la violenza di gruppo avvenuta in una villetta nel quartiere Primavalle l’ultimo giorno del 2020 in danno di una ragazzina, ha parlato la vittima. Oggi ha 19 anni, ma all’epoca ne aveva solo 16. È costituita parte civile nel procedimento in cui è imputato Patrizio Ranieri, accusato di averla violentata insieme ad altri quattro ragazzi, due dei quali nel 2020 erano minorenni. «Ho deciso di affrontare il processo non solo per me, ma per tutte le donne vittime di violenza - ha detto la giovane - Ce la sto mettendo tutta affinché queste cose non succedano più», ha sottolineato la ragazza dopo quasi cinque ore di audizione davanti ai giudici nel Tribunale di piazzale Clodio. È uscita dall’aula con un cappotto lungo, occhiali da sole e un cappello per coprirsi il viso. Da un lato il suo avvocato, dall’altro Bo Guerreschi, la presidente dell’associazione “Bon’t worry”, che la segue da due anni.
IL PARTY
«Mi hanno drogata», ha sostenuto la giovane, che continua a non avere molto chiari diversi dettagli di quella notte.
Durante l’udienza alla vittima sono stati fatti ascoltare alcuni messaggi audio in cui commentava con le amiche la festa e nei quali c’erano espliciti riferimenti a diversi rapporti avuti. Lei ha riconosciuto la sua voce, ma ha detto che si trattava di uno scherzo. Poi, ha affermato di aver provato simpatia per Ranieri, che aveva incontrato anche due giorni dopo la festa. Per l’accusa, l’imputato l’avrebbe convinta a vedersi e si sarebbe mostrato premuroso con lei per timore di possibili conseguenze.
L’audizione della giovane era iniziata in collegamento video, per proteggere la vittima, ma è stata trasferita in aula quando i giudici hanno appreso che nei giorni scorsi la ragazza aveva rilasciato un’intervista. A separarla dall’imputato, solo un paravento. Fuori, nel corridoio, c’erano anche Claudio Nardinocchi e Flavio Ralli, gli altri due maggiorenni indagati per violenza nei confronti della ragazza. Oltre a loro tre, sono sotto accusa per lo stesso reato anche due minorenni. I Dna che sono stati isolati sulla vittima, però, non corrispondono a nessuno dei cinque imputati. «Siamo molto orgogliosi della sua forza. Questa mattina era molto tesa ma ha dimostrato ancora una volta di avere coraggio, carattere e sensibilità - ha affermato la Guerreschi al termine dell’udienza - Vuole un futuro sereno per se stessa e non vedo l’ora che questa ragazza venga lasciata in pace, basta processi, testimonianze. Non vedo l’ora che tutto si chiuda per lasciarla libera».
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Il Messaggero